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ChatGPT a scuola

Studente “beccato” con il prompt di ChatGPT nel compito: Galiano scatena il caso virale sui social

L’intelligenza artificiale tra banchi di scuola: il flop del compito e la svolta annunciata dagli insegnanti

Studente “beccato” con il prompt di ChatGPT nel compito: Galiano scatena il caso virale sui social

La tecnologia spesso offre grandi opportunità, ma può anche rivelarsi un’arma a doppio taglio, soprattutto se si dimenticano piccoli dettagli. È quanto accaduto a uno studente che, cercando di evitare i compiti a casa con l’aiuto di ChatGPT, ha commesso un errore molto semplice: non ha rimosso il prompt generato dall’intelligenza artificiale, che è rimasto ben visibile nel suo elaborato.

Il fatto è stato portato all’attenzione pubblica dal docente e scrittore Enrico Galiano, che ha condiviso lo screenshot su Facebook. Questo episodio ha rapidamente fatto il giro dei social, trasformandosi in un simbolo di come le nuove generazioni si confrontino quotidianamente con l’uso degli algoritmi nelle loro attività scolastiche, senza sempre trovare un giusto equilibrio.

L’episodio ha scatenato una varietà di risposte. Alcuni insegnanti hanno colto l’occasione per sottolineare l’importanza di diventare esperti di intelligenza artificiale, così da poter guidare i ragazzi nell’uso consapevole di questi strumenti. Un genitore ha osservato pragmaticamente che, analogamente a come un tempo si imparava a usare l’enciclopedia, oggi è fondamentale imparare a usare l’IA, pur sapendo che ci saranno sempre chi cercherà di aggirare le regole.

Altri hanno risposto con un sorriso, condividendo esperienze simili: “A volte, anche copiare richiede abilità e astuzia”. Non sono mancati racconti divertenti di compiti presentati con le formule di cortesia automatiche dell’IA, come “Posso aiutarti in altro?”.

Questo episodio ha riportato all’attenzione di molti insegnanti un pensiero ormai diffuso: il valore del lavoro svolto in classe sta diventando sempre più centrale. “Credo che oggi, più che mai, l’impegno in aula sia decisivo, mentre lo studio a casa può risultare meno efficace”, confessa una docente.

Molti condividono la sensazione che i compiti a casa, spesso affidati al solo lavoro individuale, non garantiscano sempre risultati autentici. C’è chi è più severo, sostenendo che il problema non siano i compiti in sé, ma la sottovalutazione da parte degli studenti dell’intelligenza e dell’attenzione degli insegnanti.

Alla luce di tutto ciò, alcune scuole stanno pensando di cambiare strategia: “Il prossimo anno scolastico eliminerò i compiti da fare a casa. Tutto dovrà essere svolto in classe, per assicurare un reale coinvolgimento”.

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