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Recensioni cinematografiche del 2025
07 Giugno 2025 - 12:00
Se c'è un filmmaker nel mondo del cinema che ad un solo frame lo si può riconoscere dallo stile è senza dubbio Wes Anderson. La simmetria perfetta, i colori che passano dal pastello al bianco e nero, la recitazione teatrale e l'uso distintivo della musica, sono tutti dettagli che rendono la filmografia di Anderson quella che è. Eppure la nuova pellicola presentata a Cannes, La Trama Fenicia, sembra essere diversa rispetto al solito modus operandi del regista. Ma prima di tutto...
Sopravvissuto all’enneismo incidente aereo (il sesto) della sua vita, il magnate internazionale Zsa-Zsa Korda tenta di ricucire i rapporti con sua figlia Liesl, che nel frattempo è diventata suora e che ambisce a prendere i voti, che non vede da troppo tempo. Il motivo è passare a lei l’eredità del suo lavoro attraverso un piano chiamato La Trama Fenicia, in cui li vedrà viaggiare per varie parti del mondo alla ricerca di sostegno economico da parte di vecchi associati. Padre e figlia verranno accompagnati da Bjørn, un entomologo norvegese, per insegnare a Korda tutto sugli insetti, la sua nuova passione.
Una delle curiosità che più hanno colpito è l’ispirazione per il personaggio di Zsa-Zsa Korda (interpretato da Benicio del Toro): Anderson ha rivelato infatti che, dietro il magnate, c’è in parte la storia vera di Calouste Gulbenkian, imprenditore e filantropo armeno di cittadinanza britannica.
Gulbenkian, soprannominato “Mr. Five Percent” (come nel film) per la sua abilità negli affari, è stato una figura leggendaria nell’industria petrolifera del XX secolo. Fu uno dei principali artefici dello sfruttamento del petrolio in Medio Oriente, acquisendo una quota del 5% delle compagnie petrolifere che contribuì a fondare, garantendosi un’incredibile ricchezza e influenza. Oltre al suo ruolo di magnate, Gulbenkian era noto anche per la sua passione per l’arte e la filantropia: raccolse una delle più importanti collezioni d’arte privata al mondo, che oggi è esposta nel Museo Gulbenkian di Lisbona.

Benicio del Toro nel ruolo di Zsa-Zsa Korda (six), ispirato a Calouste Gulbenkian (dex)
Ma non finisce qui: anche il personaggio di Nubar Korda (che nel film è il fratello di Zsa-Zsa, interpretato da Benedict Cumberbatch) trae ispirazione da Nubar Gulbenkian, figlio eccentrico e mondano dell’imprenditore. A differenza del padre, riservato e sobrio, Nubar era famoso per i suoi modi stravaganti, i baffi iconici, i party esclusivi e un senso dell’umorismo tagliente. Amava le Rolls-Royce modificate per poter fumare il sigaro anche con i finestrini chiusi e frequentava l’alta società europea con un piglio quasi teatrale. La dicotomia tra padre e figlio, tra rigore ed eccentricità, è riflessa nel film con sottile ironia, arricchendo la dinamica familiare dei Korda di sfumature storiche e caratteriali che aggiungono profondità al racconto.

Benedict Cumberbatch nel ruolo di Nubar Korda (six), ispirato a Nubar Gulbenkian (dex)
Nel film i riferimenti alle figure vere si possono vedere in vari momenti, tra cui la scena in cui mostrano il certificato di nascita di Zsa-Zsa, che si rivela essere armeno e il nome del padre di Zsa-Zsa è Sarkis, un occhiolino al padre di Gulbenkian, il cui nome era proprio Sarkis.
Sebbene La Trama Fenicia conservi molte delle cifre visive del suo autore — la composizione millimetrica dell’inquadratura, le palette di colori pastello alternati al monocromo, e l’immancabile uso della musica come dispositivo narrativo — questa nuova pellicola sembra rappresentare per Anderson una deviazione più intima e riflessiva. C’è meno ironia, meno stravaganza gratuita, e più malinconia. Un senso di fine corsa, o forse di riconciliazione.
Tra i temi centrali del film c’è la fede, incarnata dalla figura di Liesl (interpretata dalla stella emergente Mia Threapleton), che viene mostrata al padre per influenzarlo a cambiare i suoi modi di vita. Un’influenza che si rivela liberatoria e trasformante per Zsa-Zsa, che, dopo i viaggi con la figlia (che, SPOILER, si rivelerà non essere sua), aprirà occhi e cuore anche attraverso le esperienze pre-mortem in cui vede il paradiso, le tre mogli morte e Dio stesso (interpretato dal collaboratore storico di Anderson, Bill Murray).

Bill Murray nel ruolo di DIo in La Trama Fenicia
Ma c’è anche il dettaglio che è emerso in ogni spettatore che lo ha guardato, ovvero quanto La Trama Fenicia sia tra i film dai toni meno Andersoniani, nonostante mantenga lo stile: inizia come un tipico film di Anderson ma poi cambia tono andando avanti con la trama. La comicità fisica assurda rimane la stessa, ma l’atmosfera si fa più tesa. Proprio come una fenice, questo film parla del crollo delle istituzioni sociali (come la famiglia, le fortune e il proprio status sociale) come le conosciamo e la rinascita di esse ma con pura autenticità e disincanto, come se dalle macerie di un mondo artificiale potesse emergere, finalmente, qualcosa di vero.
In definitiva, La Trama Fenicia non è soltanto un altro capitolo nella filmografia di Wes Anderson, ma una sua possibile evoluzione. Un film che accetta la fragilità dell’umano, il peso dell’eredità, e la complessità del cambiamento, senza mai rinunciare all’eleganza estetica che lo contraddistingue. È un’opera che osa guardare oltre il proprio universo stilizzato, aprendo una crepa da cui entra la realtà.
Voto finale: 8/10
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