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Nuova scoperta

Nuova tecnologia cinese per la riproduzione dei coralli: sviluppata una tecnica efficace in regioni ad alta latitudine

Ricercatori dell’Università del Guangxi perfezionano un metodo per stimolare la riproduzione sessuata controllata nei coralli tropicali

Nuova tecnologia cinese per la riproduzione dei coralli

Riproduzione sessuata controllata nei coralli tropicali

Un gruppo di ricercatori dell’Università del Guangxi, in Cina, ha sviluppato una tecnologia innovativa per promuovere la riproduzione sessuata dei coralli nelle aree marine ad alta latitudine, contribuendo così alle strategie di conservazione delle barriere coralline minacciate dal riscaldamento globale. Lo studio è stato condotto nelle acque al largo dell’isola di Weizhou, nella regione autonoma del Guangxi Zhuang, situata a 21 gradi di latitudine nord, un’area considerata ai limiti dell’habitat naturale ideale per la crescita dei coralli tropicali.

La ricerca, sviluppata in prossimità della Giornata Mondiale degli Oceani, si inserisce in un più ampio contesto di progetti per la salvaguardia degli ecosistemi marini. Secondo il team, la nuova metodologia consente di controllare artificialmente le condizioni ambientali, quali temperatura, salinità e illuminazione, per riprodurre le condizioni favorevoli alla gametogenesi e alla fecondazione nei coralli.

Tradizionalmente, i coralli si riproducono sessualmente in modo sincronizzato attraverso la rilascio di uova e spermatozoi nell’acqua, un processo estremamente sensibile a variazioni ambientali. Tuttavia, le alte latitudini presentano sfide maggiori a causa di temperature più basse e stagionalità più marcata. Il nuovo sistema sviluppato consente di stimolare e gestire artificialmente il ciclo riproduttivo anche in condizioni subottimali, aprendo la strada alla coltivazione di coralli in ambienti meno convenzionali.

Secondo quanto riportato dai ricercatori, l’obiettivo a medio termine è quello di trasformare l’isola di Weizhou in un sito sperimentale per la rigenerazione controllata di coralli, sfruttando la nuova tecnologia in combinazione con programmi di ripristino ecologico delle barriere danneggiate.

L’importanza della scoperta si colloca nel quadro delle crescenti pressioni sugli ecosistemi marini, causate da acidificazione degli oceani, inquinamento, aumento della temperatura media delle acque e eventi di sbiancamento di massa. Secondo dati dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), oltre il 70% delle barriere coralline tropicali potrebbe scomparire entro il 2100 se le attuali tendenze climatiche non verranno mitigate.

L’iniziativa cinese si aggiunge così agli sforzi internazionali per lo sviluppo di tecniche di bioingegneria marina orientate alla conservazione attiva degli ecosistemi sottomarini. Ulteriori studi saranno necessari per verificare l’adattabilità della tecnologia in altre aree geografiche e per valutarne l’efficacia nel lungo periodo.

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