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Tecnologia & Psicologia

Schermi e infanzia: cresce l’allarme, lo smartphone compromette lo sviluppo emotivo

La più ampia ricerca mai condotta collega l’uso dei dispositivi a difficoltà emotive e comportamentali nei bambini tra i 6 e i 10 anni

Schermi e infanzia: cresce l’allarme, lo smartphone compromette lo sviluppo emotivo

Foto di repertorio

Li chiamano “ciucci digitali” perché calmano i capricci, ma dietro lo schermo si cela un pericolo crescente. Un’imponente ricerca internazionale ha analizzato quasi 300mila bambini in tutto il mondo, monitorandoli per anni: più tempo trascorso davanti a schermi, maggiori i problemi emotivi e comportamentali. Pubblicato sulla rivista Psychological Bulletin, lo studio porta la firma dell’Australian Catholic University ed è il più esteso mai realizzato sull’impatto digitale nell’infanzia.

Il quadro è allarmante: bambini abituati a usare tablet e smartphone per distrarsi o calmarsi tendono a sviluppare un meccanismo di difesa automatico proprio negli schermi, generando un circolo vizioso. E i videogiochi si rivelano il fattore di rischio principale. Secondo i dati, sono proprio i bambini già in difficoltà a cercare più spesso questo tipo di contenuto digitale, amplificando ulteriormente le problematiche.

I bambini tra i 6 e i 10 anni risultano i più vulnerabili: a questa età hanno maggiore autonomia nella scelta dei contenuti, trasformando tablet e console in vere e proprie valvole di sfogo emotivo. Le bambine mostrano reazioni negative più marcate in generale, mentre i maschi più grandi sono particolarmente colpiti dall’uso intensivo dei videogame.

Il tempo trascorso davanti agli schermi, spiegano i ricercatori, è tempo sottratto allo sviluppo sociale, fisico ed emotivo. Un’ora su un videogioco è un’ora persa in giochi all’aria aperta, conversazioni con i genitori o nella gestione reale delle emozioni. La tecnologia si sostituisce a momenti cruciali per imparare a relazionarsi e affrontare le frustrazioni.

Gli esperti raccomandano ai genitori un uso consapevole e limitato dei dispositivi, incoraggiando strumenti di parental control e monitoraggio attivo. “Abbiamo rilevato una relazione a doppio filo tra schermi e disagio emotivo”, afferma la docente Roberta Vasconcellos, che ha guidato lo studio. “Capirla è il primo passo per proteggere davvero l’infanzia in un mondo sempre più digitale”.

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