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Royal Family
10 Giugno 2025 - 14:00
Lady Diana
Quando si parla di Lady Diana, è difficile separare l’immagine pubblica dall’eredità emotiva che ha lasciato dietro di sé. Icona fashion, simbolo di eleganza, madre amorevole e – soprattutto – principessa del popolo. Ed è proprio in questo appellativo che si cela la risposta al mistero dei suoi cappotti scomparsi dalle aste internazionali.
La prossima asta organizzata da Julien’s Auctions, in collaborazione con il The Peninsula Beverly Hills, si preannuncia come l’evento dell’anno per tutti gli appassionati della casa reale britannica. Più di 300 oggetti personali, di cui oltre 100 appartenuti a Lady D, andranno all’incanto. Eppure, tra abiti da sera e accessori leggendari, nemmeno un cappotto. Un’assenza tanto vistosa quanto carica di significato.
A rivelare l’arcano è Martin Nolan, direttore esecutivo della casa d’aste. «Durante i mesi più freddi, Diana faceva caricare l’auto con i suoi cappotti e, accompagnata da uno dei suoi collaboratori, girava per Londra per regalarli ai senzatetto», ha raccontato Nolan alle testate People e Hello!.
Senza telecamere. Senza comunicati stampa. Solo il desiderio profondo di aiutare. In pieno gennaio o febbraio, mentre Buckingham Palace restava nel calore ovattato dei suoi interni, Diana usciva nel gelo per donare calore vero.
Questa abitudine spiega una delle assenze più curiose e toccanti nelle aste dedicate alla principessa: i suoi cappotti non sono mai arrivati ai cataloghi, semplicemente perché non esistono più nella sua collezione personale.
Lady D ha usato la moda come strumento diplomatico e messaggio sociale. Che fosse una collaborazione con British Vogue, una scelta consapevole di stilisti britannici emergenti, o un’apparizione con pezzi firmati Dior o Versace, ogni outfit era pensato, strategico. Ma il cappotto, quel capo che più di ogni altro protegge, avvolge e riscalda, non era mai una semplice scelta estetica. Era un dono.
Il 26 giugno sarà comunque un momento storico. Tra i capi più ambiti ci sarà il celebre “Caring Dress”, il vestito floreale indossato da Diana durante le visite negli ospedali; la tuta da sci rossa di Klosters; la Lady Dior, la borsa diventata leggenda. Ogni oggetto, un frammento della narrazione visiva di Diana.
Eppure, forse, è proprio l’assenza dei cappotti a raccontare più di qualsiasi oggetto esposto. Una mancanza che diventa presenza simbolica. Un messaggio che sopravvive all’asta e vola alto, come solo il vero altruismo sa fare.
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