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10 Giugno 2025 - 12:10
Pubblicità online, la Corte UE boccia il sistema di tracciamento usato dai siti web
La Corte d'appello di Bruxelles ha emesso una sentenza che potrebbe rivoluzionare il modo in cui si naviga online. Non si tratta solo di una questione tecnica: c'entra direttamente la privacy di milioni di cittadini europei, anche quelli che ogni giorno leggono le notizie o fanno acquisti online. Il sistema oggi usato da quasi tutti i siti per ottenere il consenso al trattamento dei dati (quel messaggio sui cookie che compare quando si apre una pagina) è stato dichiarato non conforme al regolamento GDPR.
Al centro della vicenda c'è un meccanismo chiamato TCF (Transparency and Consent Framework), usato per gestire le preferenze espresse nei banner sui cookie. Secondo i giudici, questo sistema non proteggeva davvero i dati personali: anzi, li rendeva facilmente accessibili a decine di aziende, spesso all’insaputa degli utenti. La “stringa di consenso”, cioè la traccia del sì o no al trattamento, è stata riconosciuta come un vero e proprio dato personale e quindi da trattare con tutte le tutele previste.
Per i cittadini, la buona notizia è che le pubblicità mirate basate su tracciamenti invisibili saranno più difficili da realizzare senza un consenso esplicito, informato e davvero libero. I siti dovranno rivedere le modalità con cui chiedono l’autorizzazione: addio a pulsanti giganti “Accetta tutto” e a testi incomprensibili, spesso progettati per farsi dire di sì senza pensarci troppo.
Per chi lavora nella comunicazione, nella pubblicità o gestisce siti web, questo significa ripensare in fretta strategie e strumenti. Le aziende non potranno più nascondersi dietro procedure poco trasparenti. Dovranno spiegare chiaramente chi raccoglie i dati, perché lo fa e come l’utente può rifiutare o cambiare idea in ogni momento.
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