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L'allarme
10 Giugno 2025 - 18:50
È una corsa contro il tempo quella che si sta giocando tra i ghiacci dell’Antartide. I pinguini imperatore, emblema della fauna polare e sentinelle del cambiamento climatico, stanno scomparendo a un ritmo allarmante: in appena 15 anni, la loro popolazione è crollata del 22%, e secondo le previsioni più fosche, potrebbero estinguersi entro il 2100.
A lanciare l’allarme è uno studio guidato da Peter Fretwell della British Antarctic Survey, pubblicato sulla rivista Nature Communications: Earth & Environment. La ricerca ha analizzato l’evoluzione delle colonie tra il 2009 e il 2024, grazie a immagini satellitari ad alta risoluzione, unico strumento efficace per monitorare questi animali in un continente inospitale e vasto quanto 9 volte l’Italia.
Il cuore dello studio è una regione dell’Antartide occidentale estesa per 2,8 milioni di chilometri quadrati, comprendente la Penisola Antartica e le coste del Mare di Weddell e del Mare di Bellingshausen. Ed è proprio qui che, nel 2018, i ricercatori avevano registrato un primo preoccupante segnale: un calo del 10% nella popolazione, attribuito alla riduzione della durata delle piattaforme di ghiaccio marino – fondamentali per la nidificazione e la sopravvivenza dei piccoli.
Oggi, la situazione appare ancora più grave. I dati aggiornati al 2024 indicano un declino medio dell’1,6% all’anno, molto più rapido del previsto. E se la tendenza non si invertirà, il pinguino imperatore potrebbe scomparire nel giro di pochi decenni.
La sopravvivenza di questa specie è strettamente legata al ghiaccio stagionale, che sta diventando sempre più instabile e imprevedibile a causa del riscaldamento globale. Ogni stagione più corta o instabile significa meno tempo per riprodursi, nutrire i cuccioli e garantire la continuità della specie.
“Questi animali sono adattati a condizioni estreme, ma non all’instabilità estrema,” ha commentato Fretwell. I pinguini imperatore, un tempo immaginati come simbolo di resistenza polare, stanno invece diventando icona silenziosa della fragilità climatica.
Il futuro dell’Antartide – e delle sue creature più carismatiche – si gioca oggi. E il conto, questa volta, potrebbe essere irreversibile.
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