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La simulazione

E se l'Italia venisse bombardata? La simulazione sulla Sardegna mostra le falle del sistema

Esercitazione militare evidenzia i limiti della difesa europea, sollevando preoccupazioni per la sicurezza

E se l'Italia venisse bombardata? La simulazione sulla Sardegna mostra le falle del sistema

La Sardegna è stata il teatro di una simulazione militare che ha visto sei missili russi dirigersi verso Cagliari, come parte dell'esercitazione "Joint Stars" conclusa recentemente. Sebbene si trattasse di una simulazione, l'esercito ha riprodotto uno scenario realistico in cui i missili balistici, i droni e i missili da crociera venivano lanciati nel Mediterraneo. Nonostante la presenza dei più avanzati sistemi di difesa, come il cacciatorpediniere Doria e una batteria Samp-T, la simulazione ha mostrato come i missili avrebbero comunque colpito Cagliari.

Il generale Nicola Piasente ha sottolineato la necessità di una difesa aerea multistrato, capace di agire a diverse altezze, mentre il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha ribadito l'importanza di rafforzare le armi antiaeree e antimissile, ricordando gli attacchi che la Russia sta lanciando contro l'Ucraina. "Dobbiamo potenziare lo scudo che protegge i nostri cieli", ha dichiarato Rutte, chiedendo l'ampliamento delle difese aeree.

Tuttavia, l'Europa sta affrontando un problema di produttività nelle forniture di queste tecnologie. Mentre Kiev consuma quotidianamente un numero di difese che l'Europa impiega un anno a costruire, i contratti siglati dopo l'invasione russa non prevedono consegne prima del 2026. Il consorzio Mbda, che riunisce Italia, Francia, Gran Bretagna e Germania, ha annunciato un aumento del 40% nella produzione di difese in Italia per il 2025, con il doppio della produzione attesa per il 2026.

Il commissario alla Difesa, Andrius Kubilius, ha avvertito che l'Europa sta affrontando una "tempesta perfetta" e che la burocrazia sta rallentando significativamente la capacità di risposta. Per ottenere i permessi necessari per ampliare gli stabilimenti o installare catene di montaggio, potrebbero passare almeno tre anni, un lusso che l'Europa non può più permettersi, soprattutto con la crescente minaccia russa.

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