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SALUTE
12 Giugno 2025 - 17:30
Immagine di repertorio
Il prurito insopportabile nel cuore della notte, la pelle che si ricopre di irritazioni e croste. I sintomi della scabbia, una malattia che sembrava quasi scomparsa, sono tornati a fare paura in Italia. Tra il 2020 e il 2023, i casi sono aumentati del 750% in regioni come Emilia-Romagna e Lazio, scatenando un allarme che riguarda in particolare scuole, ospedali e residenze per anziani. Ma cosa ha causato questa riscoperta improvvisa della scabbia? E come si può fermare la diffusione di un parassita che sembra resistere sempre di più ai trattamenti tradizionali?
La scabbia è causata da un acaro microscopico chiamato Sarcoptes scabiei, che si insedia sotto la pelle e scava piccoli tunnel per deporre le uova. Il sintomo principale della malattia è un prurito intenso, che peggiora soprattutto di notte. Ad accompagnarlo, spesso, ci sono lesioni cutanee come papule, escoriazioni o croste, che compaiono in particolare tra le dita delle mani, ai polsi, sui genitali, sui piedi e nell'area ombelicale.
La scabbia si trasmette esclusivamente da persona a persona, principalmente tramite contatti stretti e prolungati, come quelli che si verificano in ambienti ad alta concentrazione di persone, come scuole e ospedali. Inoltre, può essere trasmessa anche attraverso la condivisione di indumenti o biancheria da letto.
Come rivela lo studio Post-COVID-19 resurgence of scabies’ cases in the Lazio Region, Italy: a new emerging public health threat?, l’aumento dei casi di scabbia è legato, in parte, agli effetti della pandemia di Covid-19. Durante il lockdown, molte persone sono state costrette a convivere in ambienti chiusi e affollati, dove le possibilità di trasmissione del parassita sono aumentate. Dopo la pandemia, la mobilità internazionale è cresciuta, permettendo al parassita di diffondersi ulteriormente.
Secondo gli esperti della Società Italiana di Dermatologia (Sidemast), i gruppi più vulnerabili alla scabbia sono principalmente i bambini e gli adolescenti, che frequentano ambienti comunitari come scuole e impianti sportivi. Tra gli adulti, tuttavia, sono soprattutto gli anziani ospitati nelle residenze sanitarie assistenziali (Rsa) a correre un rischio maggiore. In generale, a essere più esposti sono anche coloro che vivono in condizioni di sovraffollamento o con accesso limitato ai servizi igienici. In tutti questi contesti, la diagnosi precoce diventa essenziale per fermare la diffusione del parassita e prevenire nuovi contagi.
Negli ultimi anni, diversi studi hanno evidenziato un aumento dei casi di scabbia non responsivi al trattamento con permetrina, il farmaco più utilizzato. Secondo un'analisi condotta dalla Società Italiana di Dermatologia (Sidemast), l'efficacia della permetrina, pur rimanendo alta nella maggior parte dei casi, sembra essere diminuita in alcune situazioni, portando a un incremento dei trattamenti fallimentari. Questo fenomeno potrebbe essere legato a una possibile resistenza dell'acaro Sarcoptes scabiei alla permetrina. Alcuni studi suggeriscono che l'adattamento del parassita o l'insorgere di mutazioni a livello genetico possa ridurre l'efficacia del farmaco. Inoltre, un altro fattore che contribuisce a questo calo di efficacia è l'uso non corretto del trattamento, come l'interruzione prematura della terapia o il mancato trattamento di contatti asintomatici.
Per contrastare la diffusione e i casi più resistenti, è fondamentale consultare un medico per una diagnosi accurata e seguire scrupolosamente le indicazioni terapeutiche. Il fai-da-te, infatti, può risultare inefficace, compromettendo la cura della malattia.
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