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Lo studio
13 Giugno 2025 - 01:15
L'attività fisica continua a dimostrarsi un alleato fondamentale per la salute cerebrale, con evidenze sempre più solide sul suo ruolo nel contrastare l'Alzheimer, la forma di demenza più diffusa al mondo. Nonostante numerosi studi abbiano già evidenziato i benefici generali dell'esercizio fisico, in particolare nel ridurre stress e infiammazione e migliorare la circolazione sanguigna cerebrale, rimanevano poco chiari i meccanismi cellulari e molecolari che spiegano come l'attività fisica possa proteggere il cervello dalle patologie neurodegenerative.
Recenti ricerche, tuttavia, sembrano aver fatto luce su questo processo. Un team di scienziati, guidato da Christiane D. Wrann del Massachusetts General Hospital e della Harvard Medical School, ha scoperto che l’esercizio fisico stimola una particolare sottopopolazione di astrociti, cellule cerebrali associate ai vasi neurovascolari, che giocano un ruolo cruciale nella protezione del cervello, in particolare contro l'Alzheimer. Gli astrociti, così chiamati per la loro forma a stella, sono cellule di supporto per i neuroni, fondamentali per mantenere l'equilibrio del sistema nervoso, riparare i tessuti danneggiati e favorire il passaggio dei segnali elettrici tra le sinapsi.
La scoperta riguarda una popolazione specifica di astrociti che si trova in una zona chiave del cervello, l'ippocampo, che è tra le prime ad essere colpita dall'Alzheimer. Questi astrociti sono stati osservati diminuire nei soggetti affetti dalla malattia, ma l'esercizio fisico sembra stimolarne la crescita e l'attività, offrendo una protezione fondamentale contro la neurodegenerazione. L’esperimento, che ha coinvolto modelli murini della malattia, ha rivelato che i topi sottoposti a esercizio fisico hanno mostrato non solo un miglioramento della memoria, ma anche un'azione genetica a favore della neuroprotezione.
I ricercatori hanno utilizzato una tecnica avanzata di sequenziamento dell'RNA a singolo nucleo per analizzare gli effetti dell'esercizio a livello cellulare. I risultati sono stati sorprendenti: l'attività fisica ha ripristinato i profili genetici di molte cellule coinvolte nella neuroprotezione, in particolare gli astrociti e la microglia, un altro tipo di cellula di supporto cerebrale. Inoltre, è stato osservato che l'esercizio ha migliorato l'espressione di un gene chiamato Atpif1, fondamentale per la produzione di nuovi neuroni.
Gli scienziati ritengono che questa ricerca possa aprire nuove strade per la prevenzione e il trattamento dell'Alzheimer, offrendo potenziali bersagli cellulari per terapie future. “Il nostro studio non solo evidenzia i benefici dell'esercizio per il cervello, ma suggerisce anche nuovi approcci terapeutici per affrontare l'Alzheimer”, ha dichiarato Nathan Tucker, coautore della ricerca.
Questi risultati si aggiungono ad altri studi che hanno dimostrato come anche brevi sessioni di esercizio possano stimolare processi biologici in grado di contrastare la neurodegenerazione. Un recente studio dell'Università di Otago (Nuova Zelanda) ha evidenziato che bastano sei minuti di ciclismo o spinning intenso per innescare la produzione di BDNF, un fattore neurotrofico che favorisce la neuroplasticità e la protezione dei neuroni.
La ricerca, pubblicata su Nature con il titolo "Protective exercise responses in the dentate gyrus of Alzheimer’s disease mouse model revealed with single-nucleus RNA-sequencing", rappresenta un passo importante verso la comprensione dei meccanismi alla base della protezione cerebrale tramite l'esercizio fisico e potrebbe fornire nuove soluzioni per combattere l'Alzheimer, una delle sfide sanitarie più gravi del nostro tempo.
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