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Miti e leggende
13 Giugno 2025 - 10:10
Per alcuni è solo un giorno come tanti. Per altri, un presagio di sventura. Oggi è venerdì 13, e in gran parte del mondo—soprattutto in quello anglosassone—l’ombra della superstizione torna a farsi lunga.
Nel nostro Paese il 13 ha meno presa: qui è il 17 a incutere timore. Ma l’effetto è simile: chi ci crede tocca ferro, chi non ci crede alza le spalle. Eppure, anche chi si dichiara immune da ogni rituale propiziatorio, oggi magari esita un istante in più prima di salire su un aereo o firmare un contratto importante. È il potere della suggestione.
Dietro ogni numero c’è una cultura, un simbolo, un mito. In Italia è il 17 a portare sfortuna, nel mondo anglosassone il 13. In Oriente si teme il 4, perché la sua pronuncia richiama quella della parola "morte". In Spagna, invece, a far tremare i superstiziosi è il martedì.
Esistono anche nomi scientifici per queste paure. Triscaidecafobia è il termine che indica l’irrazionale terrore del numero 13; parascevedecatriafobia è quello per il venerdì 13; tetrafobia, per il temuto numero 4 in Asia. Paure antiche, ma mai davvero superate. E la matematica, beffarda, ci ricorda che ogni anno avrà almeno un venerdì 13.
Le origini del venerdì 13 come giorno funesto si perdono tra religione, mitologia e folklore. A tavola con Gesù c’erano 13 commensali: fu proprio il tredicesimo, Giuda, a tradirlo. E sempre di venerdì fu crocifisso Cristo. Nei miti norreni, il tredicesimo dio è Loki, portatore di caos. Coincidenze? Forse. Ma bastano a costruire un mito.
C’è anche chi si spinge oltre: 12 sarebbe il numero perfetto—come i mesi, le tribù di Israele, le fatiche di Ercole. Il 13 rompe l’ordine. È l’inatteso. Nella Gran Bretagna medievale, il venerdì era il giorno delle impiccagioni. L’idea che porti sfortuna era solo questione di tempo.
Il mito del venerdì 13 trova alimento anche nei fatti storici. Il 13 ottobre 1307, venerdì, re Filippo IV di Francia ordinò l’arresto dei Cavalieri Templari. Un episodio raccontato (con qualche licenza) anche da Dan Brown ne Il Codice da Vinci.
Altre date: il 13 settembre 1940 i nazisti bombardarono Buckingham Palace. Il 13 novembre 1970 un ciclone devastò il Bangladesh. Il 13 ottobre 1989 fu un venerdì nero in Borsa. E il 13 novembre 2015, Parigi visse l’orrore degli attacchi al Bataclan.
Eppure, la storia è piena di tragedie in ogni altra data. E c’è chi, nel tentativo di sfuggire alla sfortuna, ne è rimasto vittima: nel 1976 un certo Daz Baxter, a New York, scelse di restare a letto per evitare i pericoli del giorno nefasto. Il pavimento del suo appartamento crollò. Morì nel suo rifugio.
Paradossalmente, il venerdì 13 può anche essere un affare. I viaggi costano meno, i matrimoni si prenotano con sconti e gli eventi sono meno affollati. Secondo alcune stime, negli Stati Uniti l’economia perde circa 900 milioni di dollari ogni venerdì 13, per effetto di appuntamenti cancellati e viaggi rinviati. Ma per chi non si lascia spaventare, è l’occasione giusta per approfittarne.
Anche il traffico diminuisce, con benefici evidenti per la sicurezza stradale. Meno gente in giro, meno incidenti.
Il venerdì sfortunato compare nei Racconti di Canterbury, ma il connubio tra "venerdì" e "13" arriva nei libri solo nel XX secolo, con il romanzo Friday the Thirteenth del 1907. Curiosamente, sono stati proprio alcuni scettici a contribuire alla sua fama.
A Philadelphia, tra il 1936 e il 2000, un gruppo chiamato Friday the 13th Club si riuniva ogni venerdì 13 alle ore 13:13. Erano 13 a tavola, rompevano specchi, versavano sale, passavano sotto le scale. Hanno smesso nel 2000, convinti che fosse l’anno del loro destino.
Ancora più famoso fu il The Thirteen Club, fondato nel 1882 a New York dal capitano William Fowler. Iscrizione: 13 centesimi al mese. Tra i soci anche il presidente Theodore Roosevelt. Non era invece tra gli iscritti l’altro Roosevelt, Franklin Delano, che evitava accuratamente ogni 13, proprio come Napoleone.
Che ci si creda o meno, il venerdì 13 esiste. Tornerà, ogni anno, almeno una volta. E, come sempre, per alcuni sarà solo una data sul calendario. Per altri, una giornata da affrontare con un cornetto rosso in tasca. Ma in fondo, tra 24 ore, sarà sabato. E tutto sarà passato. Anche stavolta.
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