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Arte
15 Giugno 2025 - 15:20
Alcuni dipinti di Alex Colville
Le opere di Alex Colville, pittore canadese attivo tra gli anni '50 e '70, sono famose per evocare emozioni di nostalgia e malinconia, anche da parte di chi non ha vissuto l’epoca che ritraggono. Alcuni dei suoi dipinti, però, sembrano anticipare in modo sorprendente l’estetica delle grafiche dei primi videogiochi, caratterizzati da forme semplici e a bassa risoluzione che ricordano lo stile low-poly. Ma come è stato possibile che un artista negli anni '50, senza alcuna conoscenza diretta dell’evoluzione dei videogiochi, riuscisse a creare immagini che sembrano così vicine a quelle che oggi vediamo nei giochi retrò?
Colville ha creato il suo stile con un approccio metodico, preciso e profondamente intellettuale. Influenzato dal Rinascimento e dal puntinismo, ha utilizzato la geometria come fondamento della composizione. La sua attenzione alla “sezione aurea” e ad altre strutture matematiche ha dato alle sue opere una qualità che può sembrare quasi moderna, ma che al tempo stesso appare senza tempo. Le sue composizioni geometriche e i paesaggi sembrano sospesi in un limbo temporale, richiamando un’epoca che si mescola con quella attuale, come se i suoi dipinti fossero stati fatti per essere apprezzati non solo nel suo tempo, ma anche da generazioni future.
Questa tensione tra il reale e l’immaginario è uno degli aspetti che colpisce maggiormente chi osserva le sue opere. Colville non cercava di rappresentare una realtà naturale in modo tradizionale, ma di creare scene che, pur essendo ambientate in luoghi e situazioni familiari, trasmettevano un senso di mistero e di inquietudine. La sua capacità di manipolare lo spazio visivo e di utilizzare forme semplici e nette ha dato vita a dipinti che potrebbero sembrare lontani dal concetto di modernità, ma che in realtà anticipano le estetiche visive dei videogiochi degli anni '90. Le sue opere assomigliano ad immagini digitali, con una qualità che richiama la geometria dei mondi virtuali.
In effetti, se si osservano attentamente alcune delle sue opere, si nota che molte delle sue scelte stilistiche, dalle linee nette e precise alla composizione simmetrica e pulita, evocano una sensazione di distacco dalla realtà, simile a quella che si prova esplorando i primi videogiochi. Questi giochi, pur essendo limitati dalla tecnologia, avevano un fascino particolare proprio perché trasmettevano un senso di esplorazione e di scoperta in mondi geometrici e stilizzati. Allo stesso modo, i dipinti di Colville ci fanno sentire come se stessimo entrando in un mondo che esiste solo nella nostra immaginazione, sospeso tra il reale e l’immaginato. La sensazione che molti spettatori provano di fronte ai suoi lavori è quella di essere catapultati in un'epoca che non hanno mai vissuto, ma che percepiscono come se fosse parte di loro. Proprio come nei videogiochi, dove ci immergiamo in mondi lontani ma familiari, l'arte di Colville ci parla di un mondo che sembra impossibile da raggiungere, ma che non smette mai di affascinarci.
Le opere di Colville, pur non essendo legate ai videogiochi, ci ricordano che l’arte è sempre stata in grado di anticipare le tendenze culturali. La sua attenzione alla geometria e al design visivo è un linguaggio che trascende il tempo, parlando a generazioni diverse. Per molti, l’arte di Colville non è solo un’espressione estetica, ma un modo di esplorare le emozioni più profonde e nascoste, proprio come i primi giochi a bassa risoluzione riuscivano a trasmettere un senso di avventura in mondi limitati, ma ricchi di significato.
In conclusione, le opere di Alex Colville sembrano davvero anticipare le estetiche dei videogiochi degli anni '90. La sua arte, pur essendo stata creata decenni prima dell’arrivo della PlayStation 2, cattura la stessa sensazione di esplorazione e nostalgia che si prova nei primi giochi digitali. Colville, con la sua geometria, i suoi colori e le sue composizioni, è riuscito a creare un mondo visivo che non solo affascina oggi, ma che ha il potere di evocare sensazioni uniche, simili a quelle che proviamo quando ci immergiamo in mondi digitali lontani.
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