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LE INDAGINI
16 Giugno 2025 - 13:00
Chiara Poggi
Martedì 17 giugno 2025 avrà inizio a Milano la fase cruciale della nuova indagine sul delitto di Garlasco.
Martedì, esperti genetisti e dattiloscopici si ritroveranno negli uffici della Polizia scientifica della Questura di Milano per l’incidente probatorio, durante il quale verranno analizzati i reperti chiave del caso, tra cui Dna e impronte. Molti di questi reperti erano stati in precedenza scartati o considerati inutilizzabili, ma nuove tecnologie potrebbero fornire risultati decisivi.
A coordinare le operazioni ci saranno i periti nominati dalla gip Daniela Garlaschelli, tra cui Denise Albani e Domenico Marchigiani, insieme ai consulenti dei pubblici ministeri, Carlo Previderè e Pierangela Grignani, e alla difesa, con Luciano Garofano, già comandante dei RIS di Parma, in prima linea. I consulenti saranno affiancati dai legali delle parti coinvolte, compresi i rappresentanti dei genitori di Chiara e quelli della difesa di Stasi.
I lavori inizieranno probabilmente con l’esame dei verbali di custodia dei reperti, che documentano la conservazione dei materiali, indicando chi li ha custoditi e come sono stati conservati per evitare alterazioni. Successivamente, sarà deciso come procedere con l'analisi dei reperti stessi. Tra gli oggetti di maggiore interesse ci sono le fascette paradesive con le impronte, in particolare la numero 10, individuata sulla porta d’ingresso della villetta di via Pascoli, che gli inquirenti ritengono di fondamentale importanza. Si spera di estrapolare materiale genetico utile da queste impronte.
In alternativa, la squadra di esperti potrebbe concentrarsi sui rifiuti, il cui esame avverrà nei laboratori dell’Ospedale Fatebenefratelli. Non è da escludere, inoltre, che si proceda all’analisi del DNA, un aspetto centrale dell’indagine su cui si prevede un possibile scontro tra le parti legali.
Un ulteriore punto di incertezza riguarda il materiale estrapolato dalle unghie di Chiara, che durante il processo conclusosi nel 2015 è stato classificato come "anonimo". Grazie ai progressi scientifici degli ultimi anni, la difesa di Stasi e i pm sperano di attribuire questo materiale a Sempio. Tuttavia, la difesa di Sempio, con Massimo Lovati in prima linea, ha già messo in guardia contro quello che considera un tentativo di riaprire l’inchiesta con accuse infondate: “Il concorso nell’omicidio è solo una diavoleria per accusare il mio assistito", ha dichiarato Lovati, paragonando la situazione alla lotta di Don Chisciotte contro i mulini a vento.
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