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Treni bollenti o ghiacciati: perché d’estate si soffre ancora con l’aria condizionata

Dai regionali ai Frecciarossa, l’aria condizionata sui treni italiani resta un tema caldo: come funziona davvero e perché alcuni vagoni sembrano usciti da un frigorifero

Treni bollenti o ghiacciati: perché d’estate si soffre ancora con l’aria condizionata

È una scena familiare a chiunque prenda spesso il treno d’estate: salire di corsa, aggirarsi tra i vagoni e cercare disperatamente un posto in cui non si congeli. Oppure, al contrario, sudare in una carrozza dove l’aria condizionata ha smesso di funzionare proprio nel momento peggiore. Che si tratti di treni regionali o ad alta velocità, la temperatura a bordo è spesso oggetto di proteste: troppo freddo, troppo caldo, o entrambe le cose lungo un singolo tragitto.

La climatizzazione ferroviaria, oggi, è molto più moderna rispetto a pochi anni fa. Eppure, l’equilibrio perfetto è difficile da raggiungere, come confermano le testimonianze di capitreno e macchinisti raccolte dal Post. Le lamentele non sono (più) legate solo ai vecchi treni malconci, ma anche ai convogli nuovi di zecca.

I treni regionali di nuova generazione, come i modelli Rock o Pop, sono dotati di impianti semiautomatici: ogni carrozza ha il suo sistema autonomo, progettato per mantenere una temperatura tra i 22 e i 26 °C in base alle condizioni esterne. I capitreno possono modificarla manualmente di un paio di gradi, ma non spegnerla.

Questa automazione però non elimina i problemi. L’aria fredda viene soffiata da griglie spesso posizionate sopra i sedili vicino ai finestrini, a volte a meno di 30 centimetri dalla testa dei passeggeri. Il risultato? Alcuni posti sono quasi polari, mentre altri, soprattutto vicino alle porte che si aprono di continuo, risentono dell’aria rovente che entra da fuori.

«Consigliamo spesso ai passeggeri che si lamentano di provare a cambiare posto», racconta una capotreno. Il punto, infatti, non è solo la temperatura generale, ma la posizione all’interno della carrozza: basta spostarsi di pochi metri per passare da una sensazione di gelo a un caldo opprimente. Anche sui treni ad alta velocità come i Frecciarossa si verificano disagi simili. I convogli più recenti montano impianti analoghi a quelli dei regionali, ma i modelli più vecchi, come gli ETR 500, possono avere difficoltà a reggere l’aria condizionata nelle giornate più calde. In certi casi, raccontano i capitreno, «il sistema si blocca e le carrozze si trasformano in forni». Quando succede, non resta che tentare soluzioni artigianali: aspettare l’ingresso in galleria per raffreddare i vagoni e poi provare a riavviare l’impianto.

La situazione è in netto miglioramento: Trenitalia ha già sostituito oltre 850 treni regionali, e altri 150 sono in arrivo. Ma con 1.200 treni regionali in circolazione, molti convogli vecchi (inclusi gli Intercity) sono ancora in servizio. E con essi, i loro climatizzatori datati e poco efficienti. Oltre alla tecnologia, a complicare le cose c’è la difficoltà di trovare una temperatura che vada bene per tutti. C’è chi viaggia in canotta e infradito, chi in camicia e pantaloni lunghi. Chi sale accaldato dopo aver corso sotto il Sole, chi entra già fresco e non vuole congelare. Anche la rapida variazione delle temperature esterne, tipica della primavera e delle giornate estive, può trarre in inganno i sensori automatici. Il sistema tende a raffreddare molto di più nei momenti più caldi, rischiando di esagerare nei punti già freddi.

E i controlli? Prima dell’estate, assicurano da Trenitalia, viene effettuata una manutenzione capillare degli impianti di climatizzazione. Ma i risultati, anche se migliorati, non sempre si vedono allo stesso modo in ogni carrozza. Fino a quando tutti i treni non saranno rinnovati, chi soffre l’aria condizionata farebbe bene a viaggiare con una felpa a portata di mano anche a luglio. E magari, prima di protestare, dare un’occhiata alla disposizione delle griglie di aerazione. Un posto lontano da una bocchetta può essere la miglior soluzione per un viaggio più confortevole.

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