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17 Giugno 2025 - 13:50
Foto di repertorio
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature Cities e condotto da Lin Meng della Vanderbilt University, le piante che crescono nei contesti urbani dell’emisfero settentrionale presentano una stagione di crescita vegetativa più lunga rispetto a quelle delle medesime specie localizzate in aree rurali. L’estensione del periodo vegetativo arriva, in media, a 22-24 giorni, con un’anticipazione della ripresa vegetativa di circa 12,6 giorni e un posticipo della senescenza di 11,2 giorni.
La ricerca si basa su un’analisi di dati satellitari raccolti nell’arco di sette anni (2012-2018) in 428 aree urbane distribuite tra Asia (200 città), Europa (105) e Nord America (123). Tra le città esaminate figurano metropoli come New York, Parigi, Toronto, Pechino, Roma, Milano e Napoli.
L’effetto osservato è attribuito principalmente all’illuminazione artificiale notturna (artificial light at night, ALAN), con un contributo secondario delle temperature urbane più elevate dovute all’effetto “isola di calore”. Questo fenomeno è generato da fattori antropici come l’uso diffuso di materiali ad alta capacità termica (asfalto, cemento), il traffico veicolare, l’uso di sistemi di climatizzazione e il minore albedo delle superfici artificiali.
In particolare, l’illuminazione stradale e le altre fonti luminose presenti in ambito urbano alterano i segnali di fotoperiodo percepiti dalle piante, interferendo con i meccanismi ormonali che regolano la crescita stagionale. Il prolungamento della stagione vegetativa può influire su processi ecologici come la fotosintesi, la disponibilità di risorse per gli insetti impollinatori e la sincronizzazione con i cicli animali.
Dallo studio emergono differenze regionali. In Europa, l’effetto dell’inquinamento luminoso sulla durata della stagione vegetativa è più evidente rispetto ad Asia e Nord America. Tuttavia, le città nordamericane sono risultate le più illuminate in termini assoluti, suggerendo che anche la sensibilità delle specie vegetali autoctone e le condizioni climatiche locali possano modulare l’impatto dell’illuminazione.
L’effetto risulta più marcato nelle aree urbane con clima temperato a estate secca (es. zone mediterranee) e in quelle con clima freddo senza stagione secca. In queste regioni, le variazioni di luminosità sembrano avere un’influenza maggiore rispetto a quelle con climi più uniformi.
Lo studio solleva implicazioni significative per la gestione del verde urbano e la progettazione delle reti ecologiche in città. La modifica del ciclo vegetativo urbano può infatti influenzare la biodiversità, la qualità dell’aria, la disponibilità di ombra e persino la gestione delle allergie stagionali. Gli autori sottolineano la necessità di considerare l’effetto dell’illuminazione artificiale nella pianificazione urbana, valutando, ad esempio, l’adozione di tecnologie di illuminazione più sostenibili e meno impattanti sul bioritmo degli organismi viventi.
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