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Il mistero
17 Giugno 2025 - 23:20
Il disco volante (Fonte GoogleMaps)
Sembrava l’inizio di un film di fantascienza: un presunto “disco volante” è comparso nelle immagini satellitari di Google Maps nel cuore del deserto del Sahara, infiammando la rete con ipotesi e teorie aliene. La struttura, perfettamente circolare, è stata individuata nei pressi del villaggio di Bordj Omar Driss, alle pendici del massiccio del Tassili n’Ajjer, in Algeria, e subito ribattezzata “astronave precipitata”.
A lanciare la scoperta è stato Scott Waring, noto cacciatore di Ufo, che ha condiviso le coordinate dell’enigmatica formazione (28°08'45.2"N 6°48'20.9"E) e avanzato l’ipotesi che si tratti di un velivolo alieno rimasto sepolto per decine di migliaia di anni, improvvisamente emerso nel panorama sabbioso. “Non c’era nulla lì prima del 2020. Poi, all’improvviso, questo oggetto è comparso. Sembra danneggiato, con squarci sulla superficie”, afferma Waring in un video diventato virale su YouTube.
I commenti sui social non si sono fatti attendere. C’è chi invoca un’indagine approfondita, chi ipotizza il ritrovamento di “corpi extraterrestri”, e chi invita a fare screenshot prima che “Google lo faccia sparire”. Ma mentre il web sogna incontri ravvicinati del terzo tipo, la realtà riporta tutti con i piedi per terra.
La verità, infatti, è molto più pragmatica. A smentire l’ipotesi aliena sono stati alcuni utenti di Reddit, tra cui un ingegnere che ha riconosciuto nella struttura nient’altro che la base in cemento armato di una turbina eolica. Un elemento fondamentale nella costruzione di impianti per l’energia rinnovabile. E a pochi chilometri più a sud (coordinate 28°07'11"N 6°48'37"E), sempre su Google Maps, è visibile un altro sito simile, con la torre della turbina già installata.
Quelle strutture “aliene”, quindi, fanno parte di un vasto piano nazionale: l’Algeria punta a produrre il 27% della propria elettricità da fonti rinnovabili entro il 2035. E quel misterioso disco nel deserto non è un relitto spaziale, ma il simbolo tangibile di una transizione energetica che guarda al futuro. Peccato per i sognatori dello spazio: i dischi volanti ci sono, ma girano spinti dal vento, non da tecnologie interplanetarie.
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