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Il paradosso

Rissa sfiorata per un Negroni: a Pordenone scoppia la polemica “woke”

Tensione tra giovani al bar Primavera: il nome del celebre cocktail giudicato “razzista” da una comitiva. Ma la storia smentisce

Rissa sfiorata per un Negroni: a Pordenone scoppia la polemica “woke”

Un drink ordinario, una reazione inaspettata. A Pordenone, una serata in un bar del centro si è trasformata quasi in rissa per via della parola “Negroni”, nome del celebre cocktail italiano. Il motivo? Secondo un gruppo di giovani stranieri, il nome sarebbe offensivo e razzista. È bastata questa interpretazione per far salire la tensione tra due comitive presenti nel locale.

Tutto è cominciato con una normale ordinazione: un cliente ha chiesto un Negroni. Ma subito un altro gruppo ha protestato per il nome del drink, giudicandolo inappropriato e potenzialmente discriminatorio. Le parole grosse sono volate in un attimo, tanto che due ragazze hanno tentato invano di placare gli animi. Solo l’intervento tempestivo della barista, Graziella Piccolo, ha evitato che la discussione degenerasse in violenza.

Nel clima teso di oggi, anche un drink può diventare un pretesto per il conflitto. Ma nel caso del Negroni, la storia è chiara e priva di ogni connotazione razzista. Il cocktail nasce a Firenze tra il 1919 e il 1920 grazie al conte Camillo Negroni, nobile toscano che chiese un Americano rinforzato con gin. Da quel momento, il nome “Negroni” è diventato un’icona dell’aperitivo italiano.

L’episodio ha riacceso il dibattito sulle derive eccessive del politicamente corretto, sollevando interrogativi sulla possibilità che anche prodotti storici come l’amaro Montenegro, il vino Negroamaro o il tartufo nero possano finire nel mirino. Un caso isolato, per ora, ma che dimostra quanto il linguaggio e la sensibilità culturale possano essere facilmente fraintesi.

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