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ChatGPT alla Maturità: ecco come avrebbe sviluppato la Proposta B3

Come l'intelligenza artificiale avrebbe sviluppato il testo di Telmo Pievani, Un quarto d’era (geologica) di celebrità

ChatGPT alla maturità: ecco come l'intelligenza artificiale

Abbiamo chiesto a ChatGPT come avrebbe svolto le tracce della Maturità 2025 della prima prova d'italiano della tipologia B – ANALISI E PRODUZIONE DI UN TESTO ARGOMENTATIVO, Proposta B3

La tecnosfera e il peso delle nostre scelte: riflessioni sull’Antropocene

Viviamo in un'epoca che gli scienziati chiamano Antropocene, un termine che indica il profondo impatto che l’attività umana ha avuto – e continua ad avere – sul pianeta Terra. Nel brano proposto, l’autore riflette sul peso letterale e simbolico della tecnosfera, cioè l’insieme degli oggetti prodotti dall’uomo: case, strade, mezzi di trasporto, strumenti tecnologici e tutto ciò che costituisce il nostro mondo artificiale. Il dato impressionante è che nel 2020 questa massa ha raggiunto quella della biomassa vivente, circa 1,1 teratonnellate, segnando un equilibrio inquietante: ciò che abbiamo creato pesa quanto tutta la vita esistente.
L’espressione “vicolo cieco in cui ci siamo infilati” rappresenta, a mio parere, il senso di disorientamento e di pericolo legato a uno sviluppo che pare inarrestabile e non sostenibile. È come se l’umanità, spinta dal desiderio di progresso e benessere, avesse perso la capacità di valutare le conseguenze a lungo termine delle proprie azioni. Lo sviluppo materiale non è più accompagnato da una crescita della consapevolezza ambientale, e il rischio è che l’impronta dell’uomo sulla Terra diventi un’eredità pesante e irreversibile.
Il brano ci fornisce diversi esempi concreti di ciò che compone la tecnosfera: calcestruzzo, ghiaia, sabbia, mattoni, asfalto, metalli, plastica, vetro, legno, ma anche oggetti più piccoli come infissi, stoviglie, telefoni e computer. Tutto ciò costruisce il nostro quotidiano, ma contribuisce anche alla distruzione progressiva degli equilibri ecologici. In particolare, la produzione industriale e il consumo di risorse hanno conosciuto una forte accelerazione dopo la Seconda guerra mondiale, segnando un periodo di crescita rapida ma anche di crescente sfruttamento.
Colpisce l’idea del “geologico quarto d’ora di celebrità”, che rimanda alla celebre frase di Andy Warhol («in futuro ognuno sarà famoso per quindici minuti»). L’autore suggerisce che l’impatto umano sulla Terra potrebbe essere breve ma devastante, come un lampo nella storia geologica del pianeta. In pochi decenni abbiamo modificato paesaggi, estinto specie, alterato il clima. E potremmo scomparire lasciando dietro di noi solo detriti.
Di fronte a questo scenario, credo che la riflessione sull’impatto ambientale ed economico del nostro stile di vita sia urgente. Siamo immersi in una cultura del consumo che produce continuamente nuovi oggetti, spesso destinati a diventare rifiuti nel giro di pochi anni o addirittura mesi. Ogni oggetto che compriamo ha un “costo nascosto”: quello ambientale, legato all’estrazione delle materie prime, alla produzione, al trasporto, allo smaltimento.
Anche nella mia esperienza quotidiana noto quanto sia difficile sfuggire a questa logica. Il desiderio di possedere l’ultimo modello di telefono, un nuovo capo di abbigliamento, un oggetto “di tendenza” viene costantemente alimentato dalla pubblicità e dai social media. Eppure, proprio da giovani possiamo provare a invertire la rotta, scegliendo il riuso, il riciclo, la condivisione, e imparando a distinguere tra ciò che è necessario e ciò che è superfluo.
Dal punto di vista delle soluzioni, è fondamentale puntare su modelli economici circolari, che prevedano il riutilizzo dei materiali, la riduzione degli scarti e la progettazione di prodotti duraturi e riparabili. L’educazione ambientale dovrebbe essere parte integrante dei programmi scolastici, perché solo comprendendo i meccanismi che regolano il nostro impatto sul pianeta possiamo agire in modo responsabile.
Il mio percorso di studi, in particolare nell’ambito delle scienze naturali e dell’educazione civica, mi ha permesso di approfondire temi legati alla sostenibilità, al cambiamento climatico, all’economia verde. Ho letto testi di autori come Jared Diamond e Luca Mercalli che mettono in evidenza la necessità di un cambio di paradigma. Dobbiamo imparare a pensare in termini di limiti e di equilibri, non solo di crescita.
In conclusione, la massa delle cose umane non è solo un dato fisico, ma il simbolo di un’umanità che ha perso il senso della misura. Siamo ancora in tempo per cambiare rotta, ma servono scelte politiche coraggiose e comportamenti individuali consapevoli. Non possiamo più permetterci di vivere come se le risorse fossero infinite e il futuro garantito. L’Antropocene ci chiama alla responsabilità: la nostra “celebrità geologica” può ancora diventare un’opportunità per lasciare un’impronta diversa, più leggera e rispettosa della vita.

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