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Esame di maturità
18 Giugno 2025 - 17:05
Abbiamo chiesto a Chatgpt , come avrebbe svolto le tracce della Maturità 2025 della prima prova d'italiano della tipologia A – ANALISI E INTERPRETAZIONE DI UN TESTO LETTERARIO ITALIANO, Proposta B2.
Il componimento poetico di Pier Paolo Pasolini proposto per l’analisi si presenta come una riflessione intima e malinconica, costruita attorno al tema del tempo che passa, alla trasformazione dell’animo umano, e al contrasto tra la staticità della natura e il mutamento interiore dell’uomo.
Nella poesia, l’io lirico si trova in una stanza, solo con sé stesso, e avverte il passare del tempo attraverso il mutare della propria identità: da ragazzo a adolescente, fino a uomo. Tuttavia, tutto ciò che lo circonda — il biancore dei muri, il silenzio, la campagna, la luce della luna — appare immutabile, eterno. Si crea così un contrasto profondo tra l’interiorità dell’individuo e l’esteriorità del mondo naturale. La natura sembra sospesa in un ciclo millenario, mentre il cuore dell’uomo è segnato dal cambiamento, dalla disillusione e dall’esaurimento delle illusioni giovanili.
Le figure retoriche principali sono:
Metafore e analogie, come “tutta quella luce che dal cielo riarde la campagna”, che richiama un’idea di splendore passato ormai svanito.
Personificazione, nella luna che “pare farsi nuova” e nei grilli che “cantano” un “canto antico”.
Ossimori, come “scura e serena” per la campagna, e “perfetto inganno”, che esprime la consapevolezza della bellezza illusoria del mondo.
L’uso di enjambement conferisce al testo un tono fluido e meditativo, accentuando la continuità del pensiero e del ricordo.
La relazione tra la vita della natura e quella del poeta è fondata su una contrapposizione: la natura è immobile, indifferente, eterna; la vita del poeta è invece soggetta al tempo, alla delusione, al cambiamento emotivo. Pasolini scrive: “annotta da millenni un medesimo mondo”, frase che rende l’idea di una realtà esterna che si ripete, che resta identica a sé stessa. Al contrario, il cuore del poeta è “mutato”, consumato dalla vita e dalle esperienze. La campagna “rispecchia” la luna come se fosse sempre la stessa, mentre dentro l’io lirico la luce si è spenta. È un dualismo che trasmette un senso di malinconia, di distanza fra ciò che si sente e ciò che si vede.
La luna ha un ruolo simbolico molto forte: è segno del tempo ciclico della natura, che continua a tornare uguale, ma anche simbolo di un’illusione di eternità. All’inizio appare “discesa, e ferma, come inesistente”, priva di vita e di significato per l’io lirico stanco e disilluso. Ma improvvisamente, proprio nel finale, “pare farsi nuova la luna”, e questo gesto, questo apparente rinnovamento, porta con sé una sorta di risveglio poetico e sensoriale, segnato dal canto dei grilli. La luna diventa così simbolo della possibilità che la poesia o la bellezza possano rinascere, anche quando tutto sembra perduto.
Il “canto antico” dei grilli che conclude la poesia ha un valore simbolico e affettivo molto intenso. È un suono legato alla memoria, alla ciclicità della natura, forse anche all’infanzia o a un tempo passato in cui l’io lirico si sentiva parte del mondo, non estraneo come ora. In un certo senso, questo canto è ciò che riattiva il legame con la vita, con l’autenticità delle sensazioni. È un suono che “rompe” il silenzio statico e riporta un barlume di emozione, forse addirittura di speranza.
Il tema del trascorrere del tempo, come Pasolini lo presenta in questa poesia, è universale e toccante: l’uomo cambia, si disillude, mentre la natura resta uguale, indifferente ma anche consolatoria. Questo tipo di riflessione è molto presente nella letteratura e nelle arti: pensiamo, ad esempio, a Leopardi, che nella Ginestra o nell’Idillio “La sera del dì di festa” descrive la natura come impassibile di fronte al destino umano, ma anche capace di suscitare poesia. Oppure a Montale, che nel suo “male di vivere” ritrae una realtà desolata ma a volte squarciata da una “divina indifferenza”.
Anche nella pittura impressionista, come nei quadri di Monet, la natura è soggetto centrale, ma sempre legata al tempo: luci che cambiano, stagioni che scorrono. Oppure nel cinema di Pasolini stesso, dove spesso i paesaggi sono testimoni silenziosi del dramma umano, come in Il Vangelo secondo Matteo o Accattone.
In conclusione, la poesia di Pasolini ci invita a riflettere su quanto sia difficile sentirsi “padroni” del proprio tempo, e quanto la natura, pur essendo immutabile, possa comunque restituirci emozioni autentiche, anche solo per un attimo. La letteratura e le arti, in questo senso, hanno il potere di farci sentire meno soli nel nostro passaggio, creando connessioni tra ciò che muta e ciò che resta.
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