Cerca

Esame di Maturità

ChatGPT alla Maturità: ecco come avrebbe sviluppato la traccia A2

Come l'intelligenza artificiale avrebbe scritto il tema su " Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

ChatGPT alla Maturità: ecco come avrebbe sviluppato la traccia A2

Abbiamo chiesto a ChatGpt , come avrebbe svolto le tracce della Maturità 2025 della prima prova d'italiano della tipologia A – ANALISI E INTERPRETAZIONE DI UN TESTO LETTERARIO ITALIANO, Proposta A2.

Il brano proposto descrive la prima visita ufficiale di Angelica Sedàra alla famiglia Salina dopo il fidanzamento con Tancredi. L’evento, accuratamente orchestrato, svela attraverso piccoli gesti e dettagli l’incontro (e lo scontro) fra due mondi: l’aristocrazia in declino rappresentata dal Principe di Salina e la borghesia emergente simboleggiata da Angelica e da suo padre, don Calogero. La giovane arriva alle sei del pomeriggio, indossando un elegante abito bianco e rosa e un cappello di paglia decorato con grappoli d’uva e spighe, richiami discreti alle ricchezze agricole di famiglia. Dopo aver “piantato” il padre nell’ingresso, sale leggera la scala e si getta con entusiasmo fra le braccia del Principe, donandogli due baci affettuosi sulle basette; il Principe, lusingato, indugia a sentire il profumo di gardenia delle sue guance. Subito dopo Angelica arrossisce, dichiara di essere “tanto, tanto felice” e bisbiglia all’orecchio del futuro zio un confidenziale “Zione!”. Intanto don Calogero, salendo con lentezza, inventa malanni sempre nuovi per giustificare l’assenza della moglie, suscitando nello stesso Principe un divertimento benevolo.

L’autore tratteggia i tre personaggi attraverso modalità differenti. Angelica è delineata soprattutto per immagini visive: i colori dell’abito, la leggerezza dei passi, le trecce nere, gli accessori che alludono ai vigneti e ai granai paterni. Il lettore la percepisce come un’apparizione vivace, studiata ma naturale, capace di coniugare grazia femminile e orgoglio borghese. Don Fabrizio è presentato, invece, tramite le sue reazioni sensoriali e affettive: sente il profumo della ragazza, si commuove per il termine “Zione”, ride di gusto alle ingenuità linguistiche di don Calogero. In lui la nobiltà antica si mescola a un’umanissima sete di calore, rivelando tanto la sua grandezza quanto la sua malinconica fragilità. Don Calogero, infine, emerge attraverso la parlata e i comportamenti: è goffo, prolisso, incapace di governare le convenzioni aristocratiche, ma determinato a ottenere un posto nel nuovo assetto sociale; i suoi discorsi, pieni di giustificazioni, mostrano insieme soggezione e ambizione.

Il diverso atteggiamento verso il Principe conferma questa lettura. Angelica, istruita da Tancredi, adopera una strategia di seduzione affettuosa: i baci, l’esclamazione “Sono tanto, tanto felice”, il vezzeggiativo “Zione” sciolgono le difese del patriarca e ne conquistano la simpatia, rivelando al contempo l’abilità della giovane nell’adattarsi ai codici nobiliari. Don Calogero, al contrario, dimostra rispetto timoroso e una certa insicurezza. È preoccupato di fare buona figura, ma inciampa in espressioni colorite (“collo del piede come una melanzana”) che tradiscono la provenienza popolare; la sua reverenza non è spontanea, bensì calcolata in funzione del vantaggio sociale.

Il momento in cui l’autore scopre la menzogna di don Calogero si colloca nel dialogo sulla salute della moglie. Dopo aver descritto con troppa enfasi la distorsione (“assai dolorosa”), l’uomo propone un’immagine iperbolica – il piede gonfio “come una melanzana” – che fa sorridere il Principe. L’iperbole culinaria, unita al tono patetico, rivela l’esagerazione. Quando don Fabrizio si offre di visitare la signora, don Calogero, sorpreso, aggiunge in fretta un secondo malanno (una grave emicrania) che la costringerebbe all’oscurità. Il rapido accostarsi di due infermità contraddittorie, segnato dalla congiunzione avversativa “ma” e dal verbo “appioppare” (“fu costretto … ad appioppare un secondo malanno”), denuncia la bugia in modo ironico.

L’intero episodio illumina la complessa dialettica tra aristocrazia e borghesia nella Sicilia garibaldina. Da un lato, i Salina possiedono titoli, tradizione, galateo impeccabile; dall’altro, i Sedàra dispongono di liquidità, intraprendenza, freschezza. L’unione tra Tancredi e Angelica non nasce da puro sentimento, bensì dalla percezione che, nella nuova Italia, i vecchi blasoni hanno bisogno di nuova ricchezza per non cadere. La nobiltà, pur criticando la rozzezza borghese, accetta di contaminarsi per sopravvivere; la borghesia, a sua volta, brama di legittimarsi attraverso l’araldica. Per questo la scena è regolata da una “regía impeccabile”: dietro l’apparente spontaneità si nasconde la consapevolezza che ogni sorriso e ogni parola possono spostare equilibri di potere.

Nei periodi di cambiamenti politici, come quelli narrati dal romanzo, emergono inquietudini profonde: l’aristocrazia teme l’estinzione del proprio prestigio, la borghesia avverte il peso di dover dimostrare di meritare l’ascesa, la popolazione comune resta ai margini, incerta sul futuro. Tomasi di Lampedusa coglie questa atmosfera di crepuscolo e di nascita simultanei, usando una scrittura che alterna eleganza descrittiva a ironia pungente. La breve visita di Angelica diventa così un microcosmo simbolico: il vecchio mondo si lascia sedurre dal nuovo, mentre il nuovo, per farsi accettare, imita e al tempo stesso ridicolizza le forme antiche.

Il brano, in conclusione, mostra come i rapporti sociali siano costantemente negoziati attraverso gesti e linguaggi, e come la letteratura possa trasformare una semplice scena familiare in una riflessione sul destino collettivo. Nel sorriso complice del Principe e nello zelo ansioso di don Calogero affiora l’ambiguo fascino del cambiamento: promette progresso, ma porta con sé nostalgie e paure difficili da dissipare.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.