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ChatGPT alla Maturità: ecco come avrebbe sviluppato la traccia B1

Come l'intelligenza artificiale avrebbe scritto il tema su Piers Brendon

ChatGPT alla Maturità: ecco come avrebbe sviluppato la Traccia B1

Fonte: https://www.chu.cam.ac.uk/fellows/dr-piers-brendon/

Abbiamo chiesto a ChatGpt, come avrebbe svolto le tracce della Maturità 2025 della prima prova d'italiano della tipologia BANALISI E PRODUZIONE DI UN TESTO ARGOMENTATIVOProposta B1:

Nel brano tratto dal saggio Gli anni Trenta. Il decennio che sconvolse il mondo di Piers Brendon, si racconta come il presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt affrontò la grave crisi economica che colpì gli Stati Uniti dopo il crollo della Borsa del 1929. In particolare, il testo si concentra sulle misure adottate da Roosevelt per salvare il sistema bancario americano, che si trovava in uno stato di collasso. Il presidente convocò una seduta speciale del Congresso e ordinò la chiusura temporanea di tutte le banche, permettendo l’intervento diretto del governo: si autorizzò l’aiuto federale per le banche solide, mentre ispettori governativi furono incaricati di controllare quelle in difficoltà, chiudendo quelle insolventi. Per rassicurare la popolazione, Roosevelt tenne una conferenza stampa e parlò direttamente agli americani attraverso la radio, infondendo speranza e fiducia. Quando le banche riaprirono, i depositi superarono i prelievi: il peggio era stato evitato.

Roosevelt intervenne con decisione perché si rese conto che, senza fiducia nel sistema bancario, l’intera economia americana sarebbe crollata. Il panico aveva portato molte persone a ritirare i propri risparmi, svuotando le casse delle banche. Per alcuni giorni, la popolazione fu costretta a cavarsela senza denaro contante: si usavano oggetti di ogni tipo come mezzi di scambio, dai gettoni telefonici ai francobolli, fino al baratto. Questo mostra quanto la situazione fosse grave e quanto fosse urgente ristabilire l’ordine finanziario.

In questo contesto, un ruolo centrale fu affidato agli ispettori governativi, che avevano il compito di verificare la solidità delle banche. Quelle giudicate affidabili ricevevano il sostegno dello Stato e potevano riaprire, mentre le altre restavano chiuse. Questo permetteva di garantire ai cittadini che i loro risparmi fossero al sicuro, ridando credibilità al sistema bancario.

Ma l’aspetto forse più interessante dell’intervento di Roosevelt riguarda la comunicazione. Il presidente comprese che, per superare la crisi, servivano non solo misure economiche, ma anche un forte messaggio simbolico e umano. Parlando alla nazione alla radio, con un tono rassicurante e chiaro, riuscì a far sentire gli americani meno soli e più uniti. La frase “Insieme non possiamo fallire” è diventata famosa proprio perché riuscì a sintetizzare questo spirito di fiducia collettiva.

Questo episodio ci offre uno spunto importante per riflettere su come oggi i leader politici comunichino con i cittadini, in un’epoca in cui i mezzi di comunicazione si sono moltiplicati. Oltre alla radio e alla televisione, oggi esistono i social media, che permettono ai politici di raggiungere direttamente le persone, senza il filtro dei giornalisti o delle istituzioni. In teoria, questo dovrebbe avvicinare i cittadini alla politica, rendendola più trasparente e accessibile. In pratica, però, non sempre funziona così.

I social media sono strumenti potenti, ma anche pericolosi. Alcuni leader li usano per costruire un’immagine di sé molto curata, per semplificare problemi complessi o per attaccare gli avversari in modo aggressivo. Spesso si punta più alla visibilità che alla qualità del messaggio. Si parla per slogan, si cerca lo “shock” invece del ragionamento. Il rischio è che il rapporto tra politici e cittadini si trasformi in un rapporto tra influencer e follower, dove conta più il numero di “like” che la concretezza delle proposte.

Nonostante tutto, ci sono ancora esempi positivi. Durante la pandemia da Covid-19, alcuni leader hanno saputo comunicare con serietà e responsabilità, spiegando con chiarezza le misure da adottare e invitando la popolazione a collaborare. In quei momenti, si è capito quanto sia importante che chi governa sappia parlare alle persone in modo onesto, semplice e umano.

Il caso di Roosevelt dimostra che la fiducia si costruisce anche con le parole, non solo con i provvedimenti. Anche oggi, in un mondo dove tutto corre veloce e le notizie durano pochi secondi, i cittadini hanno bisogno di sentirsi ascoltati, coinvolti e guidati. La comunicazione non è solo un accessorio della politica: è una parte fondamentale del suo funzionamento. Sta ai leader usarla con intelligenza, e a noi cittadini imparare a distinguere tra chi comunica per davvero e chi lo fa solo per ottenere consenso.

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