l'editoriale
Cerca
CINEMA
19 Giugno 2025 - 09:45
“Chi sono i veri cannibali?” È con questa domanda che si chiude "Cannibal Holocaust", il film che nel 1980 sconvolse il mondo del cinema, e che oggi – a 45 anni dalla sua uscita – continua a far discutere, affascinare e dividere pubblico e critica. Diretto dal visionario Ruggero Deodato, è molto più di un semplice film horror: è un pugno nello stomaco, una provocazione brutale e al tempo stesso lucida, una critica ai media travestita da exploitation.
Quando "Cannibal Holocaust" debuttò nei cinema italiani, fu come far esplodere una bomba. Accusato di essere un vero e proprio snuff movie, ovvero quei video che riprendono torture realmente messe in pratica durante la realizzazione del filmato e culminanti con la morte della vittima, perseguitato dalla censura (e dalla giustizia), il film venne sequestrato pochi giorni dopo la sua uscita. Le scene di violenza reale sugli animali e l’inquietante realismo delle sequenze “trovate” fecero gridare allo scandalo.
Ma dietro il sangue e il fango c’era (e c’è) molto di più.
Deodato, già noto per "Ultimo mondo cannibale", con questo film rafforza la sua fama di autore estremo e guadagna l’appellativo di Monsieur Cannibal in Francia. Ma soprattutto, realizza quello che è considerato il primo vero "found footage" horror della storia: un decennio prima di "The Blair Witch Project", molto prima di "Rec" e "Paranormal Activity", "Cannibal Holocaust" aveva già mostrato al mondo l’orrore attraverso gli occhi di una telecamera amatoriale.
Per chi non lo conosce, la trama è (apparentemente) semplice: un gruppo di reporter scompare durante un viaggio in Amazzonia per documentare le tribù cannibali. Un antropologo, il professor Monroe, va alla loro ricerca e recupera le pellicole girate dalla troupe. Ed è lì che inizia il vero incubo.
Quel che emerge non è solo l’orrore della giungla, ma quello dell’uomo civilizzato. I reporter – cinici, spietati, assetati di sensazionalismo – manipolano la realtà, inscenano massacri, compiono atrocità e le giustificano come reportage. Deodato non si limita a scioccare: punta il dito contro il potere manipolatorio delle immagini, anticipando di anni riflessioni simili come in "Assassini nati" di Oliver Stone.
A distanza di 45 anni, "Cannibal Holocaust" resta un film proibito, disturbante, leggendario. E anche se in molti lo detestano, è impossibile ignorarne l’impatto: è stato proiettato persino alla Mostra del Cinema di Venezia, nel 2004, nella rassegna Italian Kings of the B’s.
È il film che ti fa voltare lo sguardo… ma che poi ti costringe a tornare a guardare. Con la sua estetica sporca, la doppia fotografia (il 35 mm pulito di New York contro il 16 mm sporco della giungla), le interpretazioni intense e spesso improvvisate, "Cannibal Holocaust" è un esempio estremo di cinema totale, dove ogni scelta – anche la più crudele – è fatta per portare lo spettatore oltre il limite.
Se conosci "Cannibal Holocaust", sai già cosa aspettarti. Ma riguardarlo oggi, in un mondo dove tutto è documentato e condiviso in tempo reale, lo rende ancora più disturbante e profetico. È un film che fa male, ma che dice molto.
Se invece non l’hai mai visto, e sei un appassionato di horror estremo, di cinema che rompe le regole, di storie che non ti coccolano ma ti sfidano… allora questo è il tuo battesimo del fuoco. Sappi solo una cosa: dopo "Cannibal Holocaust", non sarai più lo stesso.
Odiato, amato, studiato, censurato, imitato: "Cannibal Holocaust" è il film che ha segnato un’epoca e continua a influenzare registi e appassionati. Da Eli Roth ("The Green Inferno") a Quentin Tarantino, da documentaristi estremi a fan del gore, tutti – volenti o nolenti – sono passati da qui.
A 45 anni dalla sua uscita, il film di Deodato resta una pietra miliare del cinema estremo e una feroce denuncia travestita da incubo. Un viaggio senza ritorno nella parte più buia dell’essere umano... e forse proprio per questo, ancora oggi, indimenticabile.
I più letti
CronacaQui.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Amministratore unico e responsabile trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo..