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CINEMA

45 anni di "Cannibal Holocaust": quando il "found footage" nacque nella giungla

Realismo disturbante, polemiche infinite e un’accusa ai media più attuale che mai

45 anni di "Cannibal Holocaust": quando il "found footage" nacque nella giungla

“Chi sono i veri cannibali?” È con questa domanda che si chiude "Cannibal Holocaust", il film che nel 1980 sconvolse il mondo del cinema, e che oggi – a 45 anni dalla sua uscita – continua a far discutere, affascinare e dividere pubblico e critica. Diretto dal visionario Ruggero Deodato, è molto più di un semplice film horror: è un pugno nello stomaco, una provocazione brutale e al tempo stesso lucida, una critica ai media travestita da exploitation.

Una leggenda nata nella giungla (e nel fango della polemica)

Quando "Cannibal Holocaust" debuttò nei cinema italiani, fu come far esplodere una bomba. Accusato di essere un vero e proprio snuff movie, ovvero quei video che riprendono torture realmente messe in pratica durante la realizzazione del filmato e culminanti con la morte della vittima, perseguitato dalla censura (e dalla giustizia), il film venne sequestrato pochi giorni dopo la sua uscita. Le scene di violenza reale sugli animali e l’inquietante realismo delle sequenze “trovate” fecero gridare allo scandalo.

Ma dietro il sangue e il fango c’era (e c’è) molto di più.

Deodato, già noto per "Ultimo mondo cannibale", con questo film rafforza la sua fama di autore estremo e guadagna l’appellativo di Monsieur Cannibal in Francia. Ma soprattutto, realizza quello che è considerato il primo vero "found footage" horror della storia: un decennio prima di "The Blair Witch Project", molto prima di "Rec" e "Paranormal Activity", "Cannibal Holocaust" aveva già mostrato al mondo l’orrore attraverso gli occhi di una telecamera amatoriale.

Oltre l’horror: una critica feroce ai media

Per chi non lo conosce, la trama è (apparentemente) semplice: un gruppo di reporter scompare durante un viaggio in Amazzonia per documentare le tribù cannibali. Un antropologo, il professor Monroe, va alla loro ricerca e recupera le pellicole girate dalla troupe. Ed è lì che inizia il vero incubo.
Quel che emerge non è solo l’orrore della giungla, ma quello dell’uomo civilizzato. I reporter – cinici, spietati, assetati di sensazionalismo – manipolano la realtà, inscenano massacri, compiono atrocità e le giustificano come reportage. Deodato non si limita a scioccare: punta il dito contro il potere manipolatorio delle immagini, anticipando di anni riflessioni simili come in "Assassini nati" di Oliver Stone.

Un film maledetto, ma fondamentale

A distanza di 45 anni, "Cannibal Holocaust" resta un film proibito, disturbante, leggendario. E anche se in molti lo detestano, è impossibile ignorarne l’impatto: è stato proiettato persino alla Mostra del Cinema di Venezia, nel 2004, nella rassegna Italian Kings of the B’s.
È il film che ti fa voltare lo sguardo… ma che poi ti costringe a tornare a guardare. Con la sua estetica sporca, la doppia fotografia (il 35 mm pulito di New York contro il 16 mm sporco della giungla), le interpretazioni intense e spesso improvvisate, "Cannibal Holocaust" è un esempio estremo di cinema totale, dove ogni scelta – anche la più crudele – è fatta per portare lo spettatore oltre il limite.

Per chi lo ha già visto... e per chi non ha ancora osato

Se conosci "Cannibal Holocaust", sai già cosa aspettarti. Ma riguardarlo oggi, in un mondo dove tutto è documentato e condiviso in tempo reale, lo rende ancora più disturbante e profetico. È un film che fa male, ma che dice molto.
Se invece non l’hai mai visto, e sei un appassionato di horror estremo, di cinema che rompe le regole, di storie che non ti coccolano ma ti sfidano… allora questo è il tuo battesimo del fuoco. Sappi solo una cosa: dopo "Cannibal Holocaust", non sarai più lo stesso.

Un’eredità immortale

Odiato, amato, studiato, censurato, imitato: "Cannibal Holocaust" è il film che ha segnato un’epoca e continua a influenzare registi e appassionati. Da Eli Roth ("The Green Inferno") a Quentin Tarantino, da documentaristi estremi a fan del gore, tutti – volenti o nolenti – sono passati da qui.
A 45 anni dalla sua uscita, il film di Deodato resta una pietra miliare del cinema estremo e una feroce denuncia travestita da incubo. Un viaggio senza ritorno nella parte più buia dell’essere umano... e forse proprio per questo, ancora oggi, indimenticabile.

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