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Politica Internazionale
19 Giugno 2025 - 19:37
Israele attende una mossa decisiva da parte di Donald Trump. Secondo quanto riportato dal Times of Israel, entro le prossime 24-48 ore il presidente degli Stati Uniti dovrebbe sciogliere le riserve sull’ingresso in guerra al fianco dello Stato ebraico contro l’Iran. Una scelta, fanno sapere fonti israeliane, che Washington dovrà prendere senza pressioni esterne: “Sono loro a dover decidere”, ha chiarito un funzionario.
Nel frattempo, Tel Aviv va avanti. “Non ci fermeremo finché la missione non sarà completata”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar da Be’er Sheva, dove un missile iraniano ha colpito il Soroka Medical Center. “Colpire un ospedale è un crimine di guerra”, ha tuonato il ministro, accusando Teheran di prendere deliberatamente di mira civili, bambini e anziani.
Di risposta, l’Iran rivendica l’uccisione di figure chiave dell’intelligence israeliana e minimizza i danni all’ospedale, descritto come “in gran parte vuoto”. E sul fronte delle armi, il Jerusalem Post accusa Teheran di aver utilizzato bombe a grappolo — vietate a livello internazionale — in un attacco nei pressi di Tel Aviv.
Ma il fronte si allarga. Dalla capitale iraniana arriva la minaccia di chiudere lo stretto di Hormuz, snodo vitale per il commercio petrolifero globale. “È una delle nostre opzioni”, avverte Behnam Saeedi, del Comitato per la sicurezza nazionale iraniano. Più esplicito il parlamentare Yazdikhah: “Se gli Usa entreranno ufficialmente in guerra, l’Iran eserciterà pressione economica anche sul transito di petrolio”.
Sul piano diplomatico, l’inviato americano Steve Witkoff è in contatto con il ministro iraniano Araghchi, che ribadisce: nessuna trattativa finché Israele non cesserà gli attacchi. Sul tavolo, anche la proposta americana di creare un consorzio regionale per l’arricchimento dell’uranio, già respinta da Teheran ma non del tutto archiviata. “Mostreremo flessibilità se gli Usa faranno pressione su Israele”, ha detto Araghchi.
Intanto, il segretario di Stato Marco Rubio ha parlato con il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani per rafforzare la cooperazione internazionale. Non solo Iran, ma anche Ucraina: “La priorità – spiegano – è costruire un percorso di pace duratura”.
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