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Il mistero

Shock nello spazio: satellite morto da 57 anni invia un misterioso segnale alla Terra

Lanciato nel 1964 nell’ambito del programma Relay, era un pioniere delle telecomunicazioni intercontinentali

Shock nello spazio: satellite morto da 57 anni invia un misterioso segnale alla Terra

Satellite della Nasa Relay 2

Un segnale dal passato ha attraversato il silenzio dello spazio. Il 13 giugno 2024, l’Australian Square Kilometre Array Pathfinder (ASKAP) ha captato un impulso radio inaspettato, breve ma potentissimo. A inviarlo non è stata una remota galassia né un’esplosione cosmica, ma qualcosa di molto più vicino — e decisamente più sorprendente: il satellite Relay 2 della NASA, abbandonato in orbita da oltre mezzo secolo.

Lanciato nel 1964 nell’ambito del programma Relay, il satellite era un pioniere delle telecomunicazioni intercontinentali. Per tre anni trasmise segnali televisivi attraverso il Pacifico, prima che i suoi trasmettitori si zittissero nel 1967. Da allora, il silenzio. Finché un’esplosione radio di appena 30 nanosecondi non ha richiamato l’attenzione degli astronomi australiani, che hanno tracciato la fonte fino a un oggetto insospettabile: il vecchio Relay 2, ancora fluttuante nell’orbita terrestre.

Il segnale ha alimentato teorie fantasiose sul “risveglio” di un satellite dormiente, ma la comunità scientifica invita alla cautela. Secondo un articolo in preprint pubblicato su AxRiv dal team del Curtin Institute of Radio Astronomy, il fenomeno sarebbe spiegabile con due scenari più realistici.

La prima ipotesi riguarda una scarica elettrostatica: il satellite, accumulando lentamente carica negli anni, potrebbe averla rilasciata in un lampo improvviso. Episodi simili, benché rari, sono già stati osservati in passato. La seconda possibilità? Una collisione con un micrometeorite. L’urto, generando una nube di plasma, avrebbe prodotto l’impulso captato dai radiotelescopi.

Al di là del mistero, l’evento ha implicazioni pratiche importanti. Le scariche elettrostatiche rappresentano una minaccia concreta per i veicoli spaziali: comprenderne la dinamica potrebbe migliorare le protezioni di satelliti e sonde. “La nostra osservazione apre nuove prospettive per il monitoraggio remoto di questi fenomeni”, hanno spiegato i ricercatori. Inoltre, aiuta a distinguere eventi reali da falsi allarmi nelle ricerche di fenomeni astrofisici transitori.

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