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Natura
16 Giugno 2025 - 23:15
Qualcosa, laggiù, sotto il ghiaccio dell’Antartide, non torna. A bordo di un pallone sonda sospeso a 40 chilometri di quota, un gruppo di scienziati ha captato onde radio anomale provenienti dal cuore gelido del continente bianco. A farlo è stato ANITA (Antarctic Impulsive Transient Antenna), l’esperimento della NASA progettato per intercettare neutrini ad altissima energia. Ma ciò che ANITA ha rilevato va ben oltre le attese.
I segnali radio non seguono le regole stabilite dal Modello Standard, l’attuale teoria di riferimento della fisica delle particelle. Invece di arrivare dall’alto, come previsto, provengono da circa 30 gradi sotto la superficie terrestre. Per la scienza attuale, un neutrino che attraversa migliaia di chilometri di roccia solida prima di emergere dal ghiaccio dovrebbe essere assorbito. Eppure, quei segnali ci sono. Forti, chiari, inspiegabili.
“Al momento è uno di quei misteri che potrebbe rimettere in discussione tutto ciò che pensavamo di sapere”, ha dichiarato Stephanie Wissel, professoressa alla Penn State e a capo del team ANITA. “Ed è proprio questo a rendere la scienza così emozionante”.
ANITA nasce per rilevare neutrini generati da eventi cosmici estremi — esplosioni stellari, collisioni tra buchi neri — che, interagendo con il ghiaccio antartico, producono onde radio misurabili. Ma i segnali scoperti non si comportano come dovrebbero: invece di riflettersi in superficie, sembrano risalire dalle profondità del pianeta.
La prima ipotesi — neutrini tauonici — è stata scartata dopo numerose simulazioni. I dati non corrispondono. Così, lo scenario si fa più intrigante: potrebbe trattarsi di una nuova particella, o di un’interazione finora sconosciuta, magari persino legata alla sfuggente materia oscura.
La scoperta, pubblicata su Physical Review Letters, ha acceso l’interesse della comunità scientifica internazionale. Nessuna spiegazione compatibile con il Modello Standard è emersa finora.
Per andare a fondo, gli scienziati hanno dato il via a un nuovo progetto: PUEO (Payload for Ultrahigh Energy Observations), evoluzione di ANITA. Il suo compito? Raccogliere dati più precisi e, forse, gettare luce su un fenomeno che potrebbe aprire le porte a una nuova fisica.
“Con PUEO potremmo arrivare a una svolta”, conclude Wissel. “O magari scoprire che c’è molto di più, nell’universo e sotto i nostri piedi, di quanto abbiamo mai immaginato”
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