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Turismo in Piemonte

Lago d'Orta: dal disastro ambientale al successo della bonifica

Come l’industrializzazione ha devastato l’ecosistema e come il carbonato di calcio ha permesso il risanamento del lago piemontese

Lago d'Orta: dal disastro ambientale al successo della bonifica

Tra le colline e le montagne del Cusio, nella regione del Piemonte, si estende il Lago d'Orta, uno specchio d'acqua di origine glaciale. Nonostante non sia tra i più noti laghi italiani, è molto importante per la sua storia legata all’industrializzazione e alla successiva bonifica ambientale.

Un tempo ricco di fauna ittica e risorsa preziosa per le comunità locali, il lago è stato gravemente inquinato dall’arrivo delle prime industrie, portando all’estinzione della vita acquatica già negli anni ’20 del Novecento.

Cause del degrado: scarso ricambio d’acqua e presenza di metalli pesanti

Gli studi della biologa Rina Monti indicarono come principali cause del declino il limitato ricambio idrico e l’alto contenuto di metalli pesanti. Negli anni ’80, grazie a controlli sugli scarichi industriali e all’intervento di bonifica con il carbonato di calcio, è iniziato il recupero dell’ecosistema lacustre. Oggi il lago d’Orta rappresenta un esempio internazionale di riqualificazione di bacini gravemente contaminati.

L’industria tessile Bemberg e l’impatto sul lago

All’inizio del Novecento, il lago era rinomato per la sua abbondante pescosità e i paesaggi come l’Isola di San Giulio con la sua abbazia. Con un solo emissario e pochi torrenti, il lago presentava un ricambio lento e un’acqua molto pura, quasi potabile.

Questo attirò la ditta tessile tedesca Bemberg, che aprì uno stabilimento a Gozzano per la produzione di rayon, fibra a base di cellulosa. L’azienda utilizzava l’acqua per sciogliere la cellulosa e farla reagire con il composto di rame tetrammino per produrre la fibra tessile.

Distruzione rapida dell’ecosistema

Dopo l’avvio nel 1926, la fauna come il plancton e i pesci scomparvero rapidamente. Gli studi di Bachmann e di Rina Monti confermarono la tossicità delle acque: i rifiuti contenenti rame e ferro consumavano l’ossigeno disciolto, causando la morte degli organismi acquatici.

Inquinamento industriale e il Distretto del Rubinetto

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, molte industrie produttrici di rubinetti si stabilirono nella zona, aumentando l’inquinamento con metalli come cromo e nichel, e composti acidificanti come ammonio solfato.

L’ossidazione dell’ammonio provocò un abbassamento drastico del pH (fino a valori tra 3.9 e 4.4), facendo diventare il lago il più acidificato al mondo. La scarsità naturale di sali minerali ridusse la capacità dell’acqua di contrastare l’acidificazione.

Risanamento con il carbonato di calcio

Tra il 1989 e il 1990 fu effettuato un intervento di liming, spargendo circa 15.000 tonnellate di carbonato di calcio. Questo reagì con gli ioni idrogeno, aumentando il pH verso valori più neutri e favorendo il ritorno della vita nel lago.

Grazie a questo trattamento e alla riduzione degli scarichi, oggi il lago d’Orta ha recuperato la sua biodiversità, è nuovamente balneabile e rappresenta una meta turistica importante per visitatori da tutta Europa.

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