Il cancro dell’appendice è una patologia rarissima: negli Stati Uniti si contano appena uno o due casi l’anno ogni milione di abitanti. Eppure, negli ultimi decenni i numeri sono cresciuti, soprattutto tra i giovani adulti. A dirlo è uno studio statunitense, pubblicato sugli Annals of Internal Medicine, che ha analizzato i registri oncologici nazionali — un campione pari al 45,9% della popolazione USA — individuando 4.858 diagnosi tra il 1975 e il 2019 in persone oltre i vent’anni.
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Il gruppo di ricerca guidato da Andreana Holowatyj (Vanderbilt University Medical Center e Vanderbilt Ingram Cancer Center, Nashville) ha diviso i casi per anno di nascita. Risultato: rispetto alla coorte del 1945, l’incidenza dell’adenocarcinoma appendicolare è più che triplicata tra i nati nel 1980 e addirittura quadruplicata tra quelli del 1985. Numeri che, pur restando esigui in termini assoluti, indicano una tendenza da non ignorare.
L’appendice è un piccolo sacchetto che sporge dall’intestino crasso, nell’addome inferiore destro. Le forme tumorali accertate sono due. La prima è quella neuroendocrina, la più frequente, che origina da cellule incaricate di produrre sostanze utili alla digestione. La seconda è quella epiteliale, detta anche adenocarcinoma, che colpisce le cellule che rivestono l’organo.
Spesso il tumore viene scoperto per caso, durante l’asportazione dell’appendice per un’appendicite acuta o durante esami radiologici effettuati per altri motivi. Molti pazienti restano senza sintomi finché la malattia non raggiunge stadi avanzati. Quando i segnali compaiono, possono manifestarsi con dolore o gonfiore addominale localizzato, perdita di peso non spiegata, nausea o vomito. In alcuni casi, seppur rari, si osservano sintomi come l’arrossamento del viso (flushing) o l’occlusione intestinale. Nelle fasi iniziali, però, è frequente che questi segnali siano assenti o facilmente confusi con quelli di una semplice appendicite.
Finora non esistono fattori di rischio certi né test di screening dedicati. Alcuni studi ipotizzano che la combinazione di elementi ambientali, abitudini alimentari, stili di vita e persino un’esposizione precoce agli antibiotici possa aver influito sull’aumento delle diagnosi. Tuttavia, occorreranno ulteriori ricerche per chiarire il quadro.
Gli oncologi concordano su un punto: la diagnosi precoce fa la differenza. Se il tumore è ancora confinato all’appendice, le possibilità di guarigione sono elevate. Per questo gli specialisti invitano a non sottovalutare segnali atipici, a rivolgersi al medico o a un centro specialistico in presenza di sintomi persistenti e a seguire stili di vita sani. Una dieta equilibrata, l’attività fisica regolare e l’astensione dal fumo non sono una garanzia contro la malattia, ma contribuiscono in generale alla salute dell’apparato digerente.
Il carcinoma dell’appendice resta una rarità, ma l’incremento osservato nei nati dopo gli anni Ottanta merita attenzione. Finché la ricerca non farà luce su cause e meccanismi, il primo alleato resta la consapevolezza: conoscere i sintomi e intervenire in fretta significa giocarsi al meglio le proprie chance di guarigione.