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Turismo
26 Giugno 2025 - 16:25
Dalle calli di Venezia alle spiagge di Santorini, passando per i vicoli di Barcellona e i picchi islandesi, l’Europa si interroga sempre più su una domanda urgente: quanto turismo è troppo turismo? L’overtourism — la pressione eccessiva di visitatori in spazi che non riescono più a sostenerli — è tornato prepotentemente al centro del dibattito, con numeri da record e tensioni crescenti.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO), nel 2024 il Vecchio Continente ha accolto oltre 700 milioni di arrivi internazionali, con una concentrazione in poche, iconiche località. L’effetto è sotto gli occhi di tutti: affollamenti, crisi abitativa, aumento dei costi locali, degrado ambientale e malcontento dei residenti.
Alcune città europee hanno deciso di reagire. Venezia, emblema dell’overtourism, ha introdotto nel 2024 un ticket d’ingresso da 5 euro per i visitatori giornalieri nei periodi di alta affluenza. Un esperimento controverso ma simbolico: «Non si tratta di fare cassa — ha spiegato l’assessore al turismo Simone Venturini — ma di regolare i flussi e tutelare chi vive e lavora in città.»
Più a sud, le isole greche come Santorini e Mykonos limitano il numero di navi da crociera, mentre a Meteora è entrato in funzione un sistema di prenotazione digitale con quota massima giornaliera.
A Barcellona, epicentro spagnolo del dibattito, il sindaco ha annunciato il blocco di nuove licenze per affitti brevi e nuove tasse di soggiorno. «Il turismo è una risorsa, ma non a spese della nostra dignità e vivibilità», ha detto Ada Colau, ex sindaca, ancora influente nel dibattito cittadino.
L’“effetto Instagram”, i voli low cost, il ritorno del turismo asiatico e il lavoro da remoto hanno tutti contribuito a un’esplosione dei flussi turistici. Se da un lato si generano miliardi di euro in PIL e milioni di posti di lavoro, dall’altro si moltiplicano le proteste di piazza: alle Canarie e nelle Baleari, decine di migliaia di cittadini sono scesi in strada nella primavera del 2024 con lo slogan “Le nostre isole non sono un parco giochi”.
In Islanda, le autorità hanno chiuso diversi sentieri naturalistici al pubblico per rigenerare i terreni, mentre in Norvegia l’accesso ad alcune aree artiche è stato contingentato.
Se la chiusura totale o la penalizzazione del turismo non è sostenibile, cresce l’interesse per soluzioni “win‑win”, capaci di tutelare l’ambiente, rispettare i residenti e offrire un’esperienza di qualità ai turisti.
1. Redistribuire i flussi
Attraverso campagne di marketing mirate, molte città stanno cercando di deviare i visitatori verso destinazioni meno note o fuori stagione. La Croazia, per esempio, promuove l’entroterra rispetto alla congestione di Dubrovnik. Anche la Toscana punta ora su borghi come Volterra o Pienza, meno affollati di Firenze.
2. Prenotazioni digitali e numero chiuso
Sistemi come quelli sperimentati in Sardegna (spiagge come Cala Goloritzé o La Pelosa richiedono prenotazione online) aiutano a gestire le presenze in tempo reale, evitando il sovraffollamento.
3. Tariffe dinamiche e contributi ambientali
Il Giappone sta testando biglietti a prezzo differenziato tra residenti e stranieri, ma anche in Europa cresce l’idea di tasse di soggiorno “ambientali”: a Amsterdam e Barcellona, gli introiti vengono reinvestiti in trasporti, rifiuti e manutenzione urbana.
4. Limitare gli affitti brevi
In Firenze, è già vietata l’apertura di nuovi Airbnb nel centro storico, con l’obiettivo di riportare residenti nelle zone turistiche.
5. Educare, non solo vietare
Campagne come “Respect the City” ad Amsterdam o “Be a Local” a Barcellona promuovono un turismo rispettoso. Anche l’uso delle guide locali e dei tour esperienziali ha contribuito a rafforzare il legame tra visitatori e comunità ospitanti.
Il dibattito è ancora aperto. Per alcuni operatori, certe misure rischiano di penalizzare l’economia o “selezionare” i turisti in base al reddito. Per altri, è l’unico modo per evitare il collasso. «Serve un modello di turismo responsabile, non punitivo — ha detto recentemente il ministro del Turismo croato —. Vogliamo qualità, non solo quantità.»
Con l’estate alle porte, l’Europa si prepara a una nuova ondata di arrivi. Le città più visitate restano in equilibrio precario tra accoglienza e resistenza, affari e sostenibilità. Ma una cosa appare chiara: non si tratta più di accogliere più turisti, ma di accogliere meglio.
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