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TURISMO & ECONOMIA
26 Giugno 2025 - 07:45
Nel corso del 2024, i turisti stranieri che hanno visitato l’Italia hanno speso con carta oltre 20,9 miliardi di euro, registrando un incremento del 37,9% rispetto al 2022. Si tratta di un risultato significativo che conferma il crescente appeal del Belpaese come destinazione turistica globale.
Lo evidenzia la prima edizione del Rapporto Tourism and Incoming Watch, realizzato da Nexi in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale del Turismo del Ministero del Turismo. Il documento è stato presentato a Roma, nella sede di Palazzo Baldassini, alla presenza della ministra del Turismo, Daniela Santanchè.
Dall’indagine emerge che i visitatori statunitensi si confermano i più affezionati alla destinazione italiana, contribuendo con oltre 3,8 miliardi di euro, pari al 18,3% del totale della spesa turistica incoming. Al vertice dei viaggiatori con la spesa media più elevata si collocano invece i turisti provenienti da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti: la loro spesa per singola carta supera di oltre il doppio la media complessiva (913 euro e 822 euro rispettivamente, contro una media generale di 411 euro).
In forte espansione anche l'interesse da parte di mercati emergenti. Brasile e Australia, in particolare, hanno fatto segnare le crescite più rilevanti: +155% e +100% rispetto all’anno precedente. Questo trend suggerisce un ampliamento della platea internazionale interessata al patrimonio turistico italiano e lascia intravedere importanti margini di sviluppo.
Durante il suo intervento, la ministra Santanchè ha sottolineato come questi dati rispecchino un cambio di approccio nella politica turistica nazionale, orientata sempre più alla valorizzazione della qualità rispetto alla quantità. Ha osservato che, per troppo tempo, l’attenzione si è concentrata esclusivamente sul numero di arrivi, mentre oggi diventa cruciale valutare quanto ogni viaggiatore lascia effettivamente sul territorio. In un mondo globalizzato, ha affermato, l’Italia deve essere consapevole delle sue dimensioni ma anche del suo straordinario potenziale: per competere, è necessario elevare la qualità dei servizi e puntare su un’offerta distintiva.
Secondo il report, il 75% del valore del turismo incoming è concentrato in appena 20 province italiane, che rappresentano un nucleo solido su cui investire per potenziare ulteriormente l’attrattività. Le grandi città d’arte – Roma, Milano, Venezia, Firenze e Napoli – si confermano le principali destinazioni in grado di generare spesa turistica costante durante tutto l’anno.
Per quanto riguarda le abitudini di consumo, quasi la metà della spesa dei turisti stranieri viene destinata a ristorazione e strutture ricettive (49,6%). Seguono il settore della moda e degli accessori (12,2%), particolarmente rilevante per i visitatori provenienti dalla Penisola Arabica e dal Sud-Est Asiatico, che destinano a questo comparto rispettivamente il 30,6% e il 30% del proprio budget.
Affrontando anche il contesto geopolitico attuale, la ministra ha ricordato il valore del turismo come strumento di dialogo e conoscenza reciproca, definendolo un vero e proprio "ponte di pace" in un periodo storico segnato da instabilità. Ha poi aggiunto che, se da un lato gli americani continueranno a rappresentare una presenza stabile durante la stagione estiva grazie alla loro abitudine di prenotare con largo anticipo, dall’altro è fondamentale rafforzare la presenza nei mercati con maggior dinamismo, come quelli arabi, sudamericani e oceanici.
Infine, Santanchè ha invitato a superare la retorica sull’overtourism, osservando che il 75% dei turisti si concentra su appena il 4% del territorio nazionale. Ha quindi posto l’accento sulla necessità di incentivare un turismo diffuso, anche attraverso la valorizzazione di prodotti tipici e borghi legati alle eccellenze enogastronomiche: ben 5.600 località italiane ospitano il 95% delle produzioni agroalimentari di qualità. Questo modello, definito esperienziale e sostenibile, rappresenterebbe una risposta concreta all’esigenza di distribuire i flussi in modo più equo.
In chiusura, ha ricordato il primato dell’Italia nel turismo congressuale, prima in Europa e seconda nel mondo, evidenziando però la necessità di ampliare la rete di strutture ricettive adatte a ospitare eventi anche al di fuori delle grandi città. Un’espansione in questa direzione, ha concluso, offrirebbe un’ulteriore occasione di crescita per territori oggi ancora poco valorizzati.
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