Dopo tre giorni di celebrazioni all’insegna dello sfarzo più estremo, il matrimonio tra Jeff Bezos e Lauren Sanchez si è chiuso con un ballo in maschera dal gusto teatrale, nel cuore iconico di Venezia. Un finale all’altezza delle attese, che non ha certo sfigurato rispetto alla cerimonia del 27 giugno all’Isola di San Giorgio: per l’ultima sera, la cornice scelta è stata l’Arsenale, trasformato in un salone d’epoca ispirato al Carnevale veneziano del Settecento.
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A dare il tono alla serata, un tema tanto inusuale quanto audace: “Dolce Notte”, un richiamo al lusso intimo e giocoso del dress code, che imponeva agli ospiti di abbandonare lo smoking per abiti da notte di pregio. Pigiami di seta, vestaglie sartoriali e lingerie d’alta moda hanno sfilato tra i lampadari e le maschere, in un’atmosfera sospesa tra sogno e mondanità. Lauren Sanchez, vera padrona di casa, ha scelto per sé un abito firmato Donatella Versace, in perfetto equilibrio tra teatralità e raffinatezza.
Nonostante la massima riservatezza – con tanto di divieto assoluto all’uso degli smartphone – qualche indiscrezione è comunque trapelata. I circa 200 invitati presenti (alcuni avevano già lasciato Venezia dopo la cerimonia) hanno potuto godere di un intrattenimento all’altezza delle aspettative: niente Lady Gaga, Beyoncé o Elton John, come si era vociferato nei giorni precedenti, ma un set esclusivo curato dal Dj Cassidy, noto per essere il protagonista musicale dei party più esclusivi d’America. A seguire, è salito sul palco Usher, che ha regalato una performance energetica, attraversando generi e decenni tra installazioni scenografiche e luci d’effetto.
Un finale da sogno per un matrimonio che ha riscritto le regole del lusso nuziale: per tre giorni, Venezia si è trasformata in un set da favola, tra romanticismo in formato extra e feste da copione hollywoodiano. E anche se le luci si sono spente e gli ospiti sono tornati alla realtà, resta l’eco di un “sì” celebrato tra maschere, pigiami di seta e quel mix perfetto di glamour e teatralità che solo loro potevano immaginare.