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IGIENE E SALUTE
30 Giugno 2025 - 14:00
Spesso considerato innocuo e trascurato nelle valutazioni igieniche, il ghiaccio può invece rappresentare un rischio concreto per la salute. È quanto ha evidenziato un recente episodio avvenuto a San Polo d’Enza, dove a metà giugno venticinque ragazzi sono finiti in ospedale con sintomi da intossicazione alimentare dopo una serata in discoteca. Tra le ipotesi avanzate dai sanitari, una delle più plausibili è la contaminazione del ghiaccio utilizzato nei drink serviti durante l’evento.
Secondo quanto spiegano gli esperti, il ghiaccio deve essere considerato a tutti gli effetti un alimento. Questo significa che, al pari di formaggi, creme e prodotti freschi, è soggetto alla normativa HACCP, che impone standard di igiene rigorosi per prevenire ogni forma di contaminazione. La particolarità è che, come per molti alimenti, non esiste alcun modo per il consumatore di accorgersi se i cubetti nel bicchiere sono contaminati. L’apparenza limpida e inodore del ghiaccio può trarre in inganno, mentre al suo interno possono annidarsi batteri resistenti alle basse temperature.
Le modalità di contaminazione sono due. La prima riguarda l’origine stessa dell’acqua: se la fonte è inquinata, lo sarà anche il ghiaccio prodotto. In Italia si tratta di un’eventualità rara, grazie alla qualità del sistema idrico, ma resta un’avvertenza importante soprattutto quando si viaggia in Paesi con standard igienici inferiori: in quei contesti è sconsigliabile consumare bevande con ghiaccio, anche se sembrano sicure. La seconda modalità di contaminazione è più frequente ed è legata alla manipolazione: bastano mani sporche, utensili non igienizzati o il contatto con alimenti contaminati per trasferire batteri potenzialmente pericolosi direttamente nei bicchieri.
Tra i microrganismi più insidiosi che possono annidarsi nel ghiaccio figurano i coliformi come Escherichia coli, la salmonella e la listeria. Questi agenti patogeni possono causare sintomi prevalentemente a carico dell’apparato gastrointestinale: vomito, diarrea, debolezza e, in alcuni casi, febbricola o mal di testa. Nei soggetti fragili – bambini, anziani o persone immunodepresse – anche un’intossicazione lieve può avere esiti più gravi, con il rischio di richiedere cure ospedaliere.
Il consiglio degli esperti è chiaro: il ghiaccio va maneggiato con la stessa attenzione riservata agli altri alimenti. È indispensabile utilizzare pinze o palette pulite per trasferirlo nei bicchieri, evitando assolutamente il contatto diretto con le mani. Solo un rispetto scrupoloso delle norme igienico-sanitarie può garantire la sicurezza di ciò che beviamo.
E se episodi come quello di San Polo d’Enza fanno notizia, è bene ricordare che si tratta di situazioni eccezionali. Ma proprio per questo è importante non abbassare la guardia. Anche un semplice cubetto può diventare un rischio, se non viene trattato con la dovuta cura.
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