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ESTATE IN LINEA

Gelato e dieta: si può davvero? Sì, ma con gusto e buon senso

Scopri cosa dice la nutrizione moderna su uno dei piaceri estivi più amati e come inserirlo nella tua alimentazione senza sensi di colpa

Gelato e dieta: si può davvero? Sì, ma con gusto e buon senso

Estate fa rima con gelato. Che sia per rinfrescarsi, coccolarsi o semplicemente concedersi una pausa di gusto, il gelato è uno dei protagonisti indiscussi della bella stagione. Ma, insieme al cucchiaino affondato nella coppetta, arrivano anche i soliti dilemmi: “E la linea?”, “La glicemia ne risente?”, “Se poi vado a correre, me lo sono guadagnato?”.

Domande comuni, che meritano più di una risposta frettolosa. A fare chiarezza è la biologa e nutrizionista Gaia Gottardi, che invita a guardare questo alimento con equilibrio, senza sensi di colpa ma anche senza illusioni.

Non un nemico, ma nemmeno un sostituto del pasto

Il gelato, soprattutto quello artigianale, non è un semplice sfizio: è un alimento completo, fatto di zuccheri semplici, grassi, proteine del latte e, in alcuni casi, anche frutta, fibre e sali minerali. Una porzione media da 100 grammi (una coppetta classica) alla crema, ad esempio, apporta circa 200–250 kcal, 25–30 grammi di zuccheri e 8–12 grammi di grassi, di cui una parte saturi. Non mancano anche preziosi micronutrienti come calcio e fosforo.

E il sorbetto alla frutta? Percepito come più leggero, contiene meno grassi ma talvolta può presentare anche una quantità maggiore di zuccheri, soprattutto se si tratta di versioni industriali. Insomma, il gelato non è un “cibo vuoto”, ma nemmeno un pasto bilanciato. Va saputo collocare nel proprio stile alimentare, con intelligenza.

Gelato a dieta? Sì, ma con criterio

Secondo la nutrizionista, non esiste un alimento che da solo faccia ingrassare o dimagrire. Il segreto sta nel bilancio complessivo: qualità della dieta, attività fisica, gestione dello stress e buon sonno sono fattori molto più rilevanti della singola coppetta.

Un gelato da 250 kcal, inserito in uno stile di vita attivo e bilanciato, non compromette nessun obiettivo di salute o forma fisica. Diverso è il caso in cui il gelato diventa un rifugio dallo stress o una scorciatoia per saltare un pasto: in quel caso, spiega la nutrizionista, è il comportamento che merita attenzione più del cibo in sé.

Attenzione in caso di problematiche glicemiche

Chi soffre di insulino-resistenza, diabete o sindrome metabolica non deve necessariamente rinunciare al gelato, ma adottare qualche accortezza. Il consiglio è di preferire porzioni piccole (70–80 grammi), consumarlo a fine pasto anziché da solo, e scegliere varianti a basso contenuto di zuccheri o a base di yogurt o soia, se ben tollerate. Il carico glicemico del gelato, infatti, è moderato-alto e può avere effetti diversi a seconda del contesto.

Quale gelato scegliere?

Ogni tipo ha le sue caratteristiche:

  • Gelato artigianale alla crema o yogurt: più equilibrato nei macronutrienti, ideale per uno spuntino nutriente.

  • Gelato alla frutta (artigianale o fatto in casa): povero di grassi ma ricco di zuccheri semplici.

  • Gelati confezionati industriali: attenzione agli ingredienti come grassi idrogenati, edulcoranti e porzioni spesso più grandi del previsto.

Una valida alternativa fatta in casa? Un mix fresco e leggero con banana congelata, yogurt greco e frutta: buono, sano e perfetto per chi cerca leggerezza senza rinunciare al gusto.

Smaltirlo con una corsa? Meglio cambiare prospettiva

Una domanda frequente è se “si smaltisce” subito con un po’ di sport. In teoria sì, ma la nutrizionista mette in guardia da un approccio troppo “calorico-compensatorio”. Usare l’attività fisica per “pagare” ciò che si mangia rischia di incrinare il rapporto con il cibo. Meglio pensare al movimento come a una risorsa per stare bene e magari fare una passeggiata dopo cena per aiutare la digestione… non per “espiare” un gelato.

Un piacere da gustare con libertà (e consapevolezza)

Il messaggio finale? Il gelato non rovina la dieta, non vanifica i progressi e non deve essere "guadagnato". Può far parte di un’alimentazione sana, se consumato con consapevolezza, nel momento giusto e nella quantità giusta. La domanda da porsi non è “quanto posso mangiarne?”, ma “che spazio ha questo cibo nella mia vita?”.

E se la risposta è: “mi fa stare bene”, allora sì, quel cono ha tutto il diritto di far parte della tua estate.

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