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Scienza e benessere
07 Luglio 2025 - 13:35
“C’è qualcosa nel mare che ci richiama a casa. Un ritmo silenzioso, una calma profonda, una memoria antica.”
Nel cuore dell’estate — e in un’epoca in cui il burnout sembra una costante — riscopriamo una verità che la scienza sta finalmente confermando: il mare fa bene. Non solo al corpo, ma soprattutto alla mente. È il principio su cui si fonda la cosiddetta Blue Therapy, o Blue Mind, un concetto sempre più studiato che identifica l’effetto terapeutico dell’acqua sul nostro equilibrio emotivo e psicologico.
A dare voce (e nome) al fenomeno è stato il biologo marino Wallace J. Nichols, autore del libro Blue Mind, che racconta come la semplice vicinanza all’acqua — mare, lago, fiume o persino una piscina — possa indurre uno stato mentale calmo, riflessivo e rigenerante. Secondo Nichols, quando siamo vicino all’acqua il nostro cervello entra in modalità “blue”: i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) calano, mentre salgono serotonina, dopamina e ossitocina, gli ormoni del benessere.
Il mare non è solo un bel panorama da cartolina: è una macchina perfetta di benessere neuro-sensoriale. Ecco perché:
Colori e orizzonte: il blu ha un effetto calmante documentato, e l’orizzonte ampio e infinito libera la mente da stimoli oppressivi.
Suoni naturali: il rumore delle onde ha un ritmo simile a quello del respiro umano a riposo, un suono che calma il sistema nervoso e rallenta il battito cardiaco.
Ioni negativi: presenti nell’aria marina, migliorano la qualità del sonno, l’umore e contrastano i sintomi depressivi.
Movimento dolce: camminare sulla spiaggia, nuotare o anche solo galleggiare favorisce una connessione mente-corpo più dolce e consapevole.
Focus e creatività: la teoria dell’Attention Restoration spiega che l’acqua aiuta la mente a rigenerarsi e a stimolare la creatività.
Oggi la “terapia blu” è diventata anche una risorsa terapeutica reale in diversi ambiti:
Nei paesi nordici, come la Finlandia, si sperimenta la balneoterapia in acque fredde per contrastare depressione e ansia.
In Francia e nelle Maldive, le thalassoterapie offrono trattamenti rilassanti con acqua marina, alghe e sali minerali.
Anche nelle città si creano blue spaces: fontane, laghi artificiali, piscine urbane, pensati per offrire micro-pause rigeneranti.
Alcuni terapeuti abbinano la psicoterapia alla natura acquatica, con risultati sorprendenti.
Una ricerca condotta nel Regno Unito su oltre 25.000 persone ha rivelato che chi vive vicino alla costa ha livelli più bassi di ansia e depressione, soprattutto tra le fasce sociali più vulnerabili.
Altri studi internazionali parlano di un miglioramento dell’umore anche solo guardando immagini del mare per pochi minuti al giorno. La “blue exposure”, insomma, funziona anche da remoto.
C’è qualcosa di primitivo nella nostra connessione con l’acqua: l’oceano è la nostra culla evolutiva, il luogo da cui proviene ogni forma di vita. Forse per questo, tornare al mare — o semplicemente guardarlo — ci riporta a uno stato di equilibrio essenziale, libero da rumori e distrazioni.
In un mondo che corre, il mare ci invita a fermarci. E ad ascoltare.
“Non possiamo curare tutto, ma possiamo cominciare galleggiando.” – Wallace J. Nichols
Forse è per questo che, come cantava Domenico Modugno, ci sentiamo davvero liberi e leggeri “nel blu dipinto di blu” — un blu che ci cura, ci rigenera e ci riporta a casa.
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