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Lo scontro
07 Luglio 2025 - 22:45
Non è un comizio economico né una manovra del governo, ma un semplice secchio di pollo fritto a scatenare una delle battaglie commerciali più clamorose del 2025 in Corea del Sud. Nel cuore di un Paese alle prese con inflazione persistente e stipendi fermi al palo, il pollo fritto – simbolo pop della cultura coreana – è diventato il centro di una strategia economica feroce tra le grandi catene di supermercati.
Tutto è iniziato il 26 giugno, quando Lotte Mart ha lanciato un’offerta bomba: pollo fritto a 5.000 won (circa 3,12 euro). Una cifra da record, che ha subito innescato una reazione a catena. Emart ha risposto con il pollo intero a 3.480 won (2,17 euro), e Homeplus ha rilanciato con un evento a 3.990 won (2,49 euro). In poche ore, i supermercati sono stati presi d’assalto: code fin dalle prime luci dell’alba, clienti in fila per accaparrarsi uno dei 50-150 pezzi disponibili ogni giorno.
Ma dietro al prezzo shock si nasconde una strategia ben orchestrata: produzione diretta nei punti vendita, eliminazione di marketing e logistica, e uso del pollo come prodotto civetta per aumentare gli acquisti nel resto del negozio. I risultati? Emart ha registrato un +22% di vendite nel primo semestre dell’anno, Lotte Mart un +10%, mentre alcuni store Homeplus hanno quadruplicato le entrate.
A innescare questa guerra a base di pollo c’è anche una crisi di approvvigionamento: dal maggio 2025 la Corea ha interrotto le importazioni dal Brasile, suo principale fornitore, a causa di un’epidemia di influenza aviaria. Con l’offerta in calo, i prezzi medi del pollo sono saliti oltre i 23.000 won (circa 14,40 euro), diventando simbolo del carovita.
“È uno dei cibi più amati in Corea, ed è per questo che lo abbiamo scelto come simbolo della nostra battaglia contro l’inflazione”, ha spiegato Song Jae-ok, responsabile marketing di Lotte Mart. E promette nuovi assalti: “Continueremo a proporre eventi di sconto sul pollo, anche al 50%”.
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