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Ecco perché il tempo vola dopo i trent'anni

Il cervello registra meno novità e le giornate sembrano più corte: lo dice la scienza

Ecco perché il tempo vola dopo i trent'anni

Immagine di repertorio

Da bambini, un pomeriggio può durare un’eternità. Da adulti, invece, settimane intere sembrano passare in un lampo. La spiegazione non è solo psicologica: è neurologica. Il nostro cervello misura il tempo in base alle esperienze nuove. Più ne viviamo, più il tempo sembra dilatarsi.

Durante l’infanzia, ogni giorno è pieno di prime volte: una gita, un gioco, una parola nuova. Il cervello registra tutto con attenzione, creando una fitta rete di ricordi che “allunga” la percezione del tempo. In età adulta, invece, le giornate diventano prevedibili. Con meno stimoli inediti, la mente ha meno da registrare, e il tempo sembra scorrere più veloce.

Anche i nostri sensi contribuiscono. Con l’età, il cervello elabora meno immagini e suoni al secondo, e ciò riduce il numero di “fermo immagine” che compongono il nostro ricordo del presente. Dormire poco o passare ore sui social peggiora la situazione: la memoria si impoverisce e il tempo sembra evaporare.

La soluzione? Dormire a sufficienza, restare curiosi e cercare attività nuove. Anche solo cambiare percorso per andare al lavoro o prestare attenzione a dettagli mai notati può “ispessire” la memoria quotidiana, facendo sembrare le giornate più piene e il tempo più lento.

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