l'editoriale
Cerca
Usare il cervello
08 Luglio 2025 - 08:55
Affidarsi troppo spesso all’intelligenza artificiale può avere effetti collaterali imprevisti sul funzionamento del nostro cervello. A lanciare l’allarme è una recente serie di studi, tra cui una ricerca condotta dal MIT Media Lab, che mette sotto osservazione gli effetti cognitivi dell’uso abituale di ChatGPT e strumenti simili.
Secondo gli scienziati, un utilizzo frequente di questi sistemi può portare a un indebolimento delle funzioni mentali superiori, come memoria, creatività, elaborazione profonda delle informazioni e, soprattutto, pensiero critico. Un effetto noto in ambito neuroscientifico come “cognitive offloading” – ovvero la tendenza a delegare i processi mentali a strumenti esterni, come l’AI.
Il team del MIT ha coinvolto 54 partecipanti, divisi in tre gruppi: uno con accesso a ChatGPT, uno a Google e uno privo di strumenti. I volontari hanno scritto brevi saggi mentre venivano monitorati attraverso tracciamenti dell’attività cerebrale tramite EEG.
I risultati sono stati chiari: il gruppo che ha utilizzato ChatGPT ha mostrato il livello più basso di attivazione cerebrale. I testi prodotti risultavano meno creativi, più standardizzati, e i partecipanti tendevano a ricordare meno rispetto a chi aveva scritto i saggi senza aiuti esterni. È stato osservato anche un aumento della cosiddetta pigrizia metacognitiva, ovvero la progressiva perdita della capacità di valutare e riflettere attivamente su ciò che si sta facendo.
Questi risultati confermano i timori già espressi da vari accademici e neuroscienziati: utilizzare l’AI in modo passivo, come sostituto del ragionamento e non come supporto, può ridurre l’autonomia cognitiva delle persone. Alcuni esperti parlano addirittura di una “atrofia mentale” a lungo termine se questo modello d’uso dovesse consolidarsi nella vita quotidiana, nello studio e nel lavoro.
Altri studi, tra cui una ricerca pubblicata su Frontiers in Psychology, indicano che l’uso frequente di strumenti come ChatGPT può ostacolare la memoria a lungo termine, proprio perché l’informazione non viene più interiorizzata, ma solo consultata e archiviata esternamente.
Non tutto, però, è negativo. Alcune ricerche – come quelle pubblicate su Nature – dimostrano che, se usata come alleato e non come sostituto, l’AI può favorire la creatività e persino migliorare l’apprendimento. Il segreto sta nel modo in cui viene utilizzata: come strumento di stimolo e confronto, non come scorciatoia per evitare lo sforzo mentale.
Gli studiosi raccomandano dunque un approccio bilanciato: usare l’intelligenza artificiale per ampliare la propria comprensione, ma sempre mantenendo attiva la riflessione personale, l’analisi critica e la capacità di giudizio autonomo.
Mentre l’intelligenza artificiale continua a rivoluzionare il nostro rapporto con il sapere e l’informazione, cresce la necessità di educare gli utenti – a scuola, all’università e nel mondo del lavoro – a un uso critico e responsabile di questi strumenti.
ChatGPT e simili rappresentano un’opportunità straordinaria, ma solo se restano assistenti intelligenti, non sostituti del nostro pensiero umano.
I più letti
CronacaQui.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Consiglio di amministrazione: Presidente Massimo Massano | Consigliere, Direttore emerito e resp. trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo..