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Divieti in Italia
09 Luglio 2025 - 22:05
La scelta del nome è un momento di grande significato per i neogenitori, capace di influenzare profondamente l'intera vita del proprio figlio. Sebbene il detto latino nomen omen non sia universalmente accettato, in Italia esistono norme specifiche che guidano questa decisione, ponendo dei paletti per evitare che le preferenze personali possano tramutarsi in potenziali pregiudizi per la prole. Esistono quindi una serie di nomi vietati e regole da rispettare.
La legge di riferimento in Italia è il Dpr n. 396/2000, il cui articolo 34 stabilisce i "limiti all'attribuzione del nome" in relazione alla dichiarazione e all'atto di nascita. I divieti principali includono:
Omonimia con familiari prossimi: Non è consentito attribuire al neonato lo stesso nome di genitori, fratelli o sorelle in vita, se hanno il medesimo cognome (o il primo cognome uguale). La tradizione di chiamare i figli come i nonni, invece, è generalmente ammessa.
Nomi ridicoli o vergognosi: Sono proibiti i nomi che possano in qualche modo ledere la dignità del bambino, mettendolo in ridicolo o causandogli imbarazzo.
Lettere straniere e caratteri speciali: Sebbene i nomi stranieri siano ammessi, devono essere trasposti con le lettere dell'alfabeto italiano (che include J, K, X, Y e W). Sono vietati nomi con caratteri speciali privi di componenza fonica (es. @, &, #). Per i genitori stranieri, tuttavia, sono previste eccezioni per rispettare la loro tradizione culturale, purché il nome non crei disagio al soggetto o suoni offensivo in italiano.
Nomi che rivelano l'origine naturale: È vietato l'uso di nomi che possano rivelare l'origine naturale dei figli di genitori non riconosciuti o cognomi che rimandano a famiglie localmente note.
L'articolo 35 impone inoltre che il nome concordi con il sesso biologico del nascituro e stabilisce un limite massimo di tre nomi.
Altre regole, più sfumate, derivano dalla giurisprudenza e dalle normative internazionali, tutte volte a tutelare la dignità e l'identità del nascituro, prevenendo danni futuri e salvaguardando l'ordine e il decoro pubblico.
Non esiste un elenco preciso e tassativo di nomi vietati in Italia. Le norme sono formulate come regole generali a tutela dell'identità e della dignità del cittadino. In pratica, a meno di gusti particolarmente eccentrici, la normativa è piuttosto elastica. I divieti, infatti, riguardano principalmente nomi che possono offendere, ridicolizzare il nascituro o ostacolare la sua corretta identificazione.
Ecco una disamina più specifica dei divieti:
Nomi non concordanti con il genere biologico: Il nome deve rispettare il genere del neonato. Fanno eccezione nomi ormai riconosciuti come unisex in italiano, quali Andrea, Celeste, Diamante, Fiore, Felice. Il divieto riguarda solo il primo nome; il secondo può anche non rispettare il genere biologico (es. Maria come secondo nome maschile). La Cassazione, con l'ordinanza n. 20385/2012, ha spinto a considerare l'uso comune e le influenze dei nomi stranieri per il riconoscimento del genere.
Cognomi come nomi: È vietato utilizzare come nome un cognome esistente e noto per evitare confusioni. Esempi includono Russo, Ferrari, Esposito, Bianchi. Alcune eccezioni, come "Bruno", sono tollerate perché ormai riconosciute anche come nomi propri.
Troppi nomi: Ogni bambino può avere un massimo di tre nomi. I nomi composti con grafia unita (es. Gianmaria, Annachiara) sono considerati nomi singoli. Se scritti con grafia disgiunta (es. Gian Marco, Anna Chiara), vengono contati singolarmente.
Personaggi storici, di finzione e nomi inventati: Bisogna fare attenzione a scegliere nomi di personaggi troppo "ingombranti" (es. Adolf Hitler, Osama Bin Laden, Madame Bovary, Gesù Cristo) o nomi che, combinati con il cognome, possano risultare ridicoli o offensivi (es. Jack lo Squartatore, Pizza Margherita, Santa Pazienza). Sono vietati anche nomi di personaggi di fantasia o parole inventate che non siano nomi di persona e possano ledere la dignità (es. Satana, Ken, Doraemon, Ikea, Lucifero, Dio).
Nomi inappropriati e offensivi: Sono proibiti i nomi ridicoli, offensivi, che richiamano un handicap, condizioni patologiche, soprannomi o associazioni con sfortuna (es. Mercoledì, Venerdì). Anche nomi che richiamano paesi, città o colori sono valutati, ma alcuni come Europa, Asia, Chanel, Blu sono ormai tollerati.
Non sono previste sanzioni pecuniarie per i genitori che attribuiscono nomi vietati. Esiste, tuttavia, un meccanismo correttivo: l'ufficiale di stato civile, dopo una prima valutazione, può notificare la registrazione al Procuratore della Repubblica. Quest'ultimo valuterà il nome e, se lo riterrà opportuno, chiederà una sentenza di rettifica. Di conseguenza, il nome verrà cambiato e sarà necessario rifare tutti i documenti del bambino.
Molto dipende dalla discrezionalità e dalla tolleranza delle autorità preposte, a meno che il nome non violi in modo evidente il buon senso comune. Nei casi più incerti, l'autorizzazione potrebbe essere concessa. È proprio grazie a queste prime autorizzazioni che alcuni nomi, inizialmente non convenzionali, sono diventati poi riconosciuti (es. Chanel, Asia). Il tempo trascorso dalla segnalazione può inoltre influire sulla valutazione, per non compromettere il diritto all'identità del bambino che nel frattempo è stato conosciuto con un determinato nome.
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