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Perché sempre più bambini si chiamano come serial killer? Il trend che fa discutere

In aumento nel Regno Unito i bambini chiamati come Ted Bundy e Anna Delvey. A influenzare le scelte? True crime, podcast e cultura pop

Perché sempre più bambini si chiamano come serial killer? Il trend che fa discutere

Sembra uno scherzo, ma è tutto vero. In Gran Bretagna, un numero crescente di genitori ha scelto per i propri figli nomi che suonano familiari solo perché li abbiamo sentiti in TV — ma che appartengono a truffatori, serial killer e protagonisti del true crime. Anna, come la truffatrice dell’alta società raccontata da Netflix. Teddy, lo stesso soprannome usato per uno dei più efferati assassini degli anni Settanta. È l’effetto collaterale di un’ossessione collettiva: quella per i criminali di successo, trasformati in star dallo streaming.

A rilevare il fenomeno è stato BabyCentre UK, uno dei portali più autorevoli nel Regno Unito in tema di maternità. Nella classifica dei nomi più usati nel 2025, accanto ai classici come Olivia, Noah o Lily, compaiono scelte decisamente più inquietanti. Non perché strane, ma per ciò che evocano.

Anna è ormai popolare, ma lo è diventata anche grazie al clamore mediatico attorno a Inventing Anna, la serie ispirata alla storia vera di Anna Delvey, falsa ereditiera che ha truffato mezza Manhattan. Teddy, nome tenero sulla carta, è indissolubilmente legato a Ted Bundy, il serial killer che negli anni Settanta ha ucciso almeno trenta donne. Ci sono anche Arthur (come Arthur Lee Allen, sospettato di essere lo Zodiac Killer), Bella (sulla scia della truffatrice Belle Gibson) e Joseph, che nella cultura pop di oggi è "Joe Exotic", il controverso protagonista del documentario Tiger King.

Il motivo? Non c’è alcuna volontà esplicita di glorificare criminali o antieroi. Come spiega SJ Strum, esperta di onomastica e autrice per BabyCentre, “i genitori non scelgono questi nomi per ammirazione, ma perché li sentono ovunque. Serie TV, documentari, podcast, social: i nomi entrano nella quotidianità, e perdono il loro significato originario”. In altre parole, l’immaginario collettivo ha smesso di associare quei nomi al crimine. Arthur oggi suona elegante, Teddy tenero, Anna sofisticato. Il passato scompare dietro il volto rassicurante di attori famosi. Come Zac Efron, che ha interpretato Bundy nel film Extremely Wicked, Shockingly Evil and Vile. Oppure Julia Garner, che ha portato in scena la Delvey con carisma e ironia. Così, il nome resta. Il crimine, no.

Il trend però ha anche un’altra faccia. Non solo antieroi e truffatori: a influenzare i neogenitori ci sono anche i nomi che evocano lusso, potere e status sociale. Merito (o colpa) di serie come The White Lotus, che raccontano drammi e privilegi dell’alta società in scenari esclusivi.

Ecco allora il ritorno in auge di nomi come Elodie, Nathaniel, Zara o Sebastian. Eleganti, internazionali, carichi di un’estetica raffinata che sembra venire direttamente dalle suite a cinque stelle o dai brunch dei resort di lusso. La scelta di un nome dice sempre qualcosa del tempo in cui nasce un bambino. E il 2025 sembra raccontare un mondo dove i confini tra crimine e glamour si fanno sempre più sottili. E dove anche un nome può portare con sé un’intera narrazione, spesso distorta, sempre spettacolare. Come ha detto SJ Strum: “È la cultura a plasmare il linguaggio. E quando la cultura è dominata dallo streaming, anche la culla diventa un riflesso dello schermo”.

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