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Forze dell'ordine
11 Luglio 2025 - 18:00
In Italia, chi è celiaco non può partecipare ai concorsi delle Forze armate. Lo stabilisce il Codice dell’ordinamento militare del 2010, che elenca tra le condizioni di non idoneità anche le intolleranze alimentari, celiachia inclusa. Una norma che si rifà a un’impostazione anacronistica: già nel 1985 la celiachia era considerata motivo di esonero dal servizio di leva.
Risultato? Chi riceve una diagnosi di celiachia ottiene un punteggio negativo che rende l’arruolamento di fatto impossibile, a prescindere dalle condizioni fisiche, dal profilo psicologico o dalle competenze individuali.
La contraddizione è evidente. Dal 2015, infatti, una direttiva dell’Ispettorato generale per la sanità militare stabilisce che la diagnosi di celiachia non comporta provvedimenti per il personale già in servizio nelle Forze armate. Insomma: se scopri di essere celiaco dopo essere entrato, puoi restare. Se lo sai già, non puoi neppure tentare.
Una situazione che l’AIC definisce “paradossale”, e che rischia di alimentare una discriminazione ingiustificata, a maggior ragione considerando che i celiaci possono accedere senza problemi a corpi come la polizia penitenziaria, i vigili del fuoco o l’aeronautica civile.
Dietro la chiusura del governo c’è un ragionamento che l’AIC ha già contestato. In una recente risposta, il ministero della Difesa ha spiegato che l’attuale preclusione è giustificata da una “constatata impossibilità di tutelare a pieno la salute” dei celiaci in ogni condizione operativa.
Una motivazione che l’associazione non accetta: "La celiachia è compatibile con la vita militare", come dimostrano studi scientifici internazionali, si legge in una nota. Non solo: le Forze armate stesse, grazie alla direttiva del 2015, garantiscono tutele efficaci per chi è già in servizio.
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