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Scienza
15 Luglio 2025 - 13:45
Sono passati più di quarant’anni dal “Wow! Signal”, il più famoso segnale radio di origine sconosciuta mai ricevuto sulla Terra.
Tutto ebbe inizio nell’estate del 1977. La mattina del 18 agosto, l’astronomo Jerry Ehman sta controllando come di consueto le stampe dei dati raccolti dal radiotelescopio Big Ear dell’Università Wesleyan. Sul tavolo, un faldone pieno di fogli stampati dal computer IBM 1130, che analizza i segnali radio provenienti dallo spazio.
Tra le tante cifre — per lo più 1 e 2, che indicano segnali deboli — improvvisamente spicca una strana sequenza: 6EQUJ5. Un picco breve ma fortissimo. Incuriosito e colpito, Ehman cerchia quella stringa e annota accanto una semplice parola, scritta di getto con una penna rossa: Wow!
Quell’esclamazione spontanea sarebbe diventata il nome stesso del segnale. Ancora oggi, il Wow! Signal è considerato il segnale radio più misterioso e promettente mai ricevuto nell’ambito della ricerca di vita extraterrestre.
Il segnale, durato circa 72 secondi, proveniva da una zona del cielo nei pressi delle tre stelle note come Chi Sagittarii, ed era sintonizzato esattamente sulla frequenza 1420 MHz. Questa frequenza è importante: è quella dell’idrogeno neutro, l’elemento più abbondante nell’universo. Gli scienziati del progetto SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) puntano da sempre i loro strumenti su questa frequenza, ipotizzando che eventuali civiltà aliene potrebbero sceglierla come “linguaggio comune” per comunicare.
Dopo la scoperta, Ehman e i suoi colleghi provarono a trovare una spiegazione più “terrestre”. Valutarono l’ipotesi di satelliti, aerei, interferenze radio, ma niente sembrava convincente. Il segnale non è mai stato più rilevato.
Una teoria più recente, proposta dall’astronomo Antonio Paris, suggerisce che il segnale possa essere stato causato da due comete, 266P/Christensen e 335P/Gibbs, che nel 1977 si trovavano in quella zona del cielo. Le comete, circondate da nubi di idrogeno, avrebbero potuto emettere un segnale simile. Ma l’ipotesi resta dibattuta e non ha messo fine al mistero.
La domanda, quindi, rimane: cosa ha realmente captato il radiotelescopio Big Ear quella sera del 15 agosto 1977? E perché un simile segnale non è mai più comparso?
Quel che resta, al di là delle teorie, è il fascino di un mistero ancora irrisolto. Un segnale durato poco più di un minuto, capace di farci sentire piccoli e curiosi, sospesi tra scienza e sogno. E di farci immaginare, almeno per un attimo, di non essere soli.
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