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Un calo della popolazione non aiuterà davvero l'ambiente, lo dimostra uno studio in Giappone

Ecco perché la biodiversità non si rigenera da sola, senza interventi mirati

Un calo della popolazione non aiuterà davvero l'ambiente, lo dimostra uno studio in Giappone

Un esemplare di Cisticola exilis, foto d'archivio

Negli ultimi decenni, il 73% della fauna selvatica globale è scomparsa, mentre la popolazione mondiale è raddoppiata. Secondo le proiezioni ONU, 85 Paesi (tra cui Giappone e Italia) vedranno calare i propri abitanti entro il 2050. Alcuni ritengono che lo spopolamento possa aiutare l’ambiente, ma uno studio pubblicato su Nature Sustainability smonta questa idea.

In Giappone, i ricercatori hanno effettuato 1,5 milioni di osservazioni su uccelli, farfalle, rane, lucciole e piante raccolte da volontari in 158 siti. Le aree studiate, agricole, boschive e periurbane, mostrano che la biodiversità continua a calare ovunque, anche dove la popolazione diminuisce. Solo le zone con popolazione stabile sembrano resistere, ma anche lì l’invecchiamento porterà presto al declino.

A differenza di Chernobyl, dove l’abbandono improvviso ha favorito un ritorno della natura, in Giappone il calo è graduale e frammentato. I terreni agricoli restano in parte coltivati, altri sono abbandonati, urbanizzati o intensificati, impedendo la rigenerazione naturale. Le pratiche agricole tradizionali, come la coltivazione del riso o la gestione dei frutteti, mantenevano l’equilibrio ecologico. Senza di esse, alcune specie invasive si espandono, danneggiando l’ecosistema.

Cresce anche il numero di abitazioni abbandonate, ma si continuano a costruire nuove case: oltre 790.000 solo nel 2024. Infrastrutture e cementificazione avanzano, riducendo gli spazi per la fauna.

Gli autori dello studio avvertono: la biodiversità non si rigenera da sola. Servono politiche attive di recupero, come progetti di rewilding o la creazione di aree gestite localmente. Il depopolamento può diventare una risorsa ecologica, ma solo se gestito con consapevolezza.

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