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Curiosità
17 Luglio 2025 - 22:45
Via Mazzini
Ogni giorno attraversiamo strade e piazze che portano il nome di poeti, scienziati, generali o politici. Quei nomi, tutt’altro che casuali, compongono una mappa: un sistema toponomastico che riflette identità e scelte culturali.
La decisione su come chiamare una via nasce a livello comunale. È infatti il Comune a proporre la denominazione, ma per renderla ufficiale è necessario il nulla osta del Prefetto, in rappresentanza dello Stato centrale. La legge stabilisce inoltre che una persona possa ricevere un’intitolazione solo se deceduta da almeno dieci anni, salvo alcune eccezioni: nel caso di caduti in guerra o per la causa nazionale, l’intitolazione può avvenire anche prima.
Oltre a questi principi generali, altre disposizioni disciplinano la toponomastica locale. Non è possibile, ad esempio, dare lo stesso nome a due strade all'interno dello stesso Comune. Va rispettata una coerenza tematica, soprattutto nei quartieri con intitolazioni a filoni specifici – come fiumi, letterati o artisti. Cambiare il nome di una via, poi, richiede il parere di enti pubblici, tra cui può figurare anche il Ministero dell’Istruzione o la Soprintendenza per i beni culturali. E ogni modifica deve riportare anche il nome precedente.
Nelle grandi città, il processo è ancora più articolato. Comuni come Milano, Roma o Firenze si affidano a commissioni toponomastiche affiancate da esperti, storici e studiosi. Le proposte, una volta analizzate e motivate, passano al vaglio della giunta comunale e infine arrivano in Prefettura per l’approvazione. In casi particolari, è il Ministero dell’Interno a pronunciarsi direttamente.
Un iter tecnico, ma non privo di significato: attraverso le scelte toponomastiche si costruisce il racconto pubblico di chi siamo e di cosa vogliamo ricordare.
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