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App di Delivery
27 Luglio 2025 - 20:50
Hai fame, apri l’app, ordini una margherita. Ma il prezzo che paghi dipende dal telefono che hai in mano. Se è un iPhone, preparati a spendere di più. Non è un bug né un caso isolato, ma una strategia commerciale precisa, basata su algoritmi che profilano l’utente e personalizzano il prezzo di ciò che mangiamo. Benvenuti nell’era del dynamic pricing.
Dietro la promessa della comodità, le app di food delivery stanno affinando una tecnica già usata in altri settori (voli, hotel, biglietti online): variare il prezzo in base a chi sei. E per farlo, usano tutto ciò che possono sapere su di te. Il modello del tuo smartphone, la zona da cui ordini, l’orario, le abitudini di consumo. L’app legge il tuo user agent, traccia la tua posizione, studia il tuo storico di ordini e ti propone un prezzo su misura. Più alto se sei considerato un cliente “ricco”.
Secondo alcune analisi, gli utenti Apple arrivano a pagare fino al 10% in più per la stessa pizza ordinata dallo stesso ristorante. Perché? Perché l’algoritmo presume che chi spende 1.300 euro per un telefono sia disposto a spendere anche 13 euro per una margherita. E non glielo chiede due volte.
Negli Stati Uniti, DoorDash è già finita nel mirino con una class action: la piattaforma è accusata di applicare una “tassa di consegna estesa” agli utenti iOS, senza trasparenza e senza avvisare. In Italia, intanto, iniziano a circolare screenshot comparativi che mostrano lo stesso ordine con prezzi differenti: cambia solo il dispositivo. E il malumore cresce.
Ma mentre l’algoritmo perfeziona il modo di spremere ogni centesimo dal cliente, chi consegna il cibo continua a essere il punto più debole della catena. I rider, pagati a cottimo, spesso senza tutele e senza voce in capitolo, si muovono tra traffico e intemperie per consegnare una pizza che, per alcuni, costa più solo per il logo sullo smartphone.
Il risultato è un sistema in cui la tecnologia amplifica le disuguaglianze: chi ha di più paga di più, spesso senza saperlo. E chi ha meno, lavora di più, sempre senza scelta.
La pizza è diventata una questione di classe. E no, non è solo una questione di gusto.
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