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Interventi ad alta quota
29 Luglio 2025 - 16:00
Avete mai sentito parlare del sistema RECCO? Si tratta di una tecnologia di salvataggio che può fare la differenza tra la vita e la morte in caso di incidenti in montagna. Esiste da quasi mezzo secolo, eppure in Italia è ancora poco utilizzata.
Nato in Svezia negli anni ’80 grazie alla collaborazione con l’Istituto Reale di Tecnologia di Stoccolma, il sistema RECCO è stato progettato per aiutare i soccorritori a trovare rapidamente le persone disperse in montagna o travolte da valanghe. È stato impiegato anche di recente nelle ricerche degli alpinisti Luca Perazzini e Cristian Gualdi, scomparsi sul Gran Sasso.
Il sistema si basa su due componenti:
Un riflettore passivo, una piccola piastrina che può essere integrata in giacche, scarponi o zaini da montagna.
Un rilevatore utilizzato dai soccorritori, a mano o agganciato sotto un elicottero.
Il rilevatore emette onde radio che, se incontrano il riflettore, vengono rimandate indietro, segnalando la posizione della persona. Il dispositivo aereo può coprire un'area fino a un chilometro quadrato in meno di 10 minuti, rendendo le operazioni di ricerca molto più rapide.
Il creatore di RECCO è Magnus Granhed, colpito da una tragedia avvenuta negli anni ’70 in cui una valanga uccise diversi sciatori in Svezia. Spinto dal desiderio di evitare altre vittime, Granhed sviluppò il primo prototipo nel 1983, dando poi vita alla società Recco AB. Il primo salvataggio documentato con questa tecnologia risale al 1987 in Svizzera.
Nel 2015 è arrivata una nuova evoluzione: il RECCO Ssr Helicopter Detector, capace di cercare persone anche in ambienti non innevati.
Nonostante la sua efficacia, in Italia il sistema RECCO è ancora poco diffuso. Attualmente ci sono solo tre rilevatori aerei, situati ad Aosta, Trento e Bolzano. Sull’Appennino, invece, alcune delle 50 stazioni sciistiche tra Emilia e Molise hanno ricevuto rilevatori portatili per le emergenze.
Il punto di forza di RECCO è la sua integrazione discreta nell’abbigliamento tecnico. Non serve accenderlo o controllarlo: è sempre attivo e pronto. Questo lo rende utile non solo in inverno, ma anche durante le escursioni estive, quando si verificano cadute o incidenti in zone difficilmente accessibili.
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