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Armi non letali

Taser, come funziona davvero l’arma “non letale” in dotazione alla polizia (e perché fa discutere)

Dallo shock neuromuscolare alle polemiche internazionali: tutto quello che c’è da sapere sull’uso in Italia

Taser, come funziona davvero l’arma “non letale” in dotazione alla polizia (e perché fa discutere)

Il taser è un’arma a impulsi elettrici utilizzata dalle forze dell’ordine come alternativa alle pistole tradizionali. Il suo obiettivo è immobilizzare temporaneamente soggetti violenti o fuori controllo, garantendo un intervento rapido senza ricorrere ad armi da fuoco. Il nome nasce da un racconto di fantascienza per ragazzi (“Thomas A. Swift’s Electronic Rifle”), ma la tecnologia è ormai realtà operativa in 107 Paesi, Italia compresa (dal 2022).

Il taser spara due dardi metallici collegati a fili sottili: quando raggiungono il corpo del bersaglio, generano una scarica elettrica fino a 50.000 volt a basso amperaggio che provoca incapacità neuromuscolare per qualche secondo. Questo arco di tempo permette agli agenti di bloccare e perquisire la persona in sicurezza.

L’arma registra tutte le fasi dell’uso – compresi orario e durata del colpo – e il protocollo prevede cinque passaggi:

  1. valutazione del pericolo;

  2. avviso verbale dell’uso del taser;

  3. estrazione dell’arma;

  4. scarica di avvertimento “a vuoto”;

  5. lancio dei dardi.

Il taser può essere impiegato solo in situazioni di grave rischio, mai durante manifestazioni o proteste pubbliche. Il 9 luglio 2024 un uomo è morto a Bolzano dopo essere stato colpito da un taser durante un intervento dei carabinieri. Episodio simile nell’estate 2025: un 57enne a Olbia e un 47enne in un’altra località sono deceduti a distanza di poche ore dopo essere stati immobilizzati con la pistola elettrica. In entrambi i casi sono state aperte indagini e disposte autopsie.

Il taser è considerato un’arma “a bassa letalità”, ma non esente da pericoli:

  • può causare aritmie fatali in persone con cardiopatie pregresse,

  • può essere pericoloso per chi assume cocaina o sostanze stimolanti,

  • può interferire con il funzionamento dei pacemaker,

  • può provocare cadute violente subito dopo la scarica.

I dati (provenienti quasi esclusivamente dagli Stati Uniti) indicano oltre mille decessi correlati all’uso del taser, spesso su persone disarmate.

Nel 2007 il Comitato ONU contro la tortura ha definito l’utilizzo del taser X26 “potenzialmente assimilabile alla tortura”, mentre Amnesty International chiede maggiori studi scientifici prima di estendere il suo impiego. Il sindacato di polizia Coisp sottolinea la difficoltà degli agenti nel valutare all’istante le condizioni di salute di un sospetto, evidenziando il rischio di conseguenti responsabilità penali.

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