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Letto per voi

Il "primo romanzo" di Woody Allen: un libro con il ritmo di un film

Un ritratto del vivere “senza senso”, filtrato attraverso il sarcasmo del regista

Che succede a Baum? (Woody Allen, trad. Alberto Pezzotta) La nave di Teseo, 2025

Woody Allen e la copertina di “Che succede a Baum?”

Che succede a Baum? (Woody Allen, trad. Alberto Pezzotta) La nave di Teseo, 2025

Dove finisce lo scrittore e inizia il regista?

“Primo romanzo di WA” recita il risvolto di copertina. Di certo non è il primo libro dato alle stampe dal regista newyorkese. Ma la domanda in premessa è capziosa. Probabile non esista un confine e leggendo, d'un fiato, questo testo cosi come difficilmente si troverà una risposta certa.

Inevitabile, nel procedere delle pagine (una lettura resa piacevole da un'ottima traduzione, capace di rendere il ritmo, un po' il “marchio di fabbrica” dell'autore) leggerle immaginando il tono di voce del suo doppiatore (agli inizi era il grande Oreste Lionello, poi il povero Fabrizio Frizzi, oggi Angelo Maggi).

Perché “Che succede a Baum?” (titolo originale: “What's with Baum? A Novel”) ha la stessa scansione di un film, regalando in “bundle” (come amano dire nel mondo della pubblicità quando hanno bisogno di magnificarti un bonus per indurti, esausto, all'acquisto) di un robusto flusso di pensiero che (per fortuna) è capace di sviluppare tutta la sua magia solo sulla carta (pena dover trascorrere dei giorni in una sala cinematografica).

Ci sono tutti i “totem” cari al regista. I tormenti, il disagio, relazioni più o meno alla frutta, altre già decisamente al macero, altre che potrebbero delinearsi se solo… Uno spaccato del mondo intellettuale della Grande Mela letto con grande capacità critica ma insieme con una decisa vena umoristica che (può non piacere, ma molto, molto più leggero di come raccontato da altri, vedi sul tema, il McInerney de La luce dei giorni) fa da sfondo ai tormenti del protagonista.

Asher Baum, uno scrittore sulla cinquantina, amareggiato dal mancato successo delle sue opere sia teatrali che editoriali, “felicemente sposato” che vive appena fuori città in una “splendida tenuta, anche se non ci sono bovini” con una moglie avvenente e troppo concentrata sul figlio avuto da un precedente matrimonio (la media, in questa società, è di almeno un paio di matrimoni falliti, alle spalle) il quale, al contrario del marito, essendo anche egli scrittore ottiene subito con il suo romanzo d'esordio un importante successo editoriale.

Sarà difficile trattenere l'esplosione di qualche fragorosa risata, grazie a delle battute fulminanti che pervadono il racconto del protagonista, perché è molto presente, con la sua capacità salvifica, un'ironia di sottofondo che ben aiuta a tratteggiare il tutto con quel mix tanto riuscito fra leggerezza e drammaticità.

Gli sia resa grazia, da sempre, un ottimo antidoto ai veleni del vivere “senza senso” cui sembra pervenire il protagonista nel suo incessante, sfibrante ma alla fin fine inutile lavorio di volerne restituirne uno a tutto.

Leggerlo è insieme divertente e piacevole, probabilmente meglio di un suo film.

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