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09 Ottobre 2025 - 21:25
Dopo la recente intesa tra Israele e Hamas, il dibattito sul Premio Nobel per la Pace torna a coinvolgere Donald Trump. L’ex presidente statunitense ha sottolineato il ruolo centrale degli Stati Uniti nel negoziato, senza però citare direttamente una candidatura. Tuttavia, fonti vicine al suo entourage e osservatori internazionali hanno ripreso l’ipotesi, già emersa in passato, di un suo possibile riconoscimento.
Già a giugno 2025, durante le trattative tra Israele e i Paesi arabi, il nome di Trump era stato indicato come possibile candidato per il suo coinvolgimento diplomatico. Con la nuova fase di mediazione in corso, la possibilità di una sua candidatura torna a far discutere, anche se i rigidi criteri del comitato norvegese e l’ampia rosa di potenziali vincitori rendono incerta qualsiasi previsione.
Il Premio Nobel per la Pace viene assegnato ogni anno dal Comitato norvegese, con annuncio ufficiale il 10 ottobre e cerimonia a Oslo il 10 dicembre. Le candidature devono essere presentate entro il 31 gennaio: interventi diplomatici successivi, come l’accordo Israele-Hamas, potrebbero incidere sull’edizione successiva, ma non su quella corrente.
I soggetti legittimati a proporre candidati includono parlamentari, ex capi di Stato, professori universitari di specifiche discipline, dirigenti di istituti per la pace e membri di ONG già premiate. I nomi dei candidati e dei proponenti restano segreti per 50 anni, sebbene spesso vengano rivelati dai proponenti stessi o dai media.
Trump ha più volte dichiarato di puntare al Nobel come traguardo non raggiunto, citando i suoi successi diplomatici passati, dagli Accordi di Abramo alle mediazioni con la Corea del Nord. Dopo l’intesa con Hamas, l’ex presidente ha diffuso la notizia attraverso i propri canali, anticipando dichiarazioni ufficiali israeliane.
Tra i sostenitori spiccano il deputato repubblicano Darrell Issa, che lo ha formalmente candidato, e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Anche il governo pakistano ha annunciato l’intenzione di proporlo, citando il suo impegno in Medio Oriente e nei Balcani. Figure vicine a Trump, come l’inviato speciale Steve Witkoff, hanno definito l’accordo “un risultato senza precedenti” e lodato l’ex presidente come “artefice principale della de-escalation regionale”.
I detrattori evidenziano diversi ostacoli:
Temporali – Gli interventi diplomatici più rilevanti di Trump sono avvenuti dopo la scadenza del 31 gennaio, complicando una candidatura valida per il 2025.
Reputazione – Il comitato tende a privilegiare figure non politicizzate, mentre Trump resta una personalità polarizzante.
Strategia mediatica – La campagna a favore del tycoon appare troppo visibile, rischiando di compromettere la credibilità della proposta.
A questi si aggiungono precedenti controversi, come il ritiro dall’Accordo di Parigi e la politica migratoria, che secondo alcuni contrasterebbero con i valori del premio.
Secondo il Norwegian Nobel Committee, per il 2025 sono state presentate 338 candidature tra persone (244) e organizzazioni (94). Tra i nomi più discussi:
Irwin Cotler – Giurista canadese, ex ministro della Giustizia e fondatore del Raoul Wallenberg Centre, noto per la difesa dei diritti umani.
Yulia Navalnaya – Vedova di Alexei Navalny e simbolo della resistenza al regime russo.
Organizzazioni umanitarie – Come Medici Senza Frontiere e World Food Programme, attive in contesti di crisi.
Attivisti pro-palestinesi e figure religiose impegnate nel dialogo interreligioso nelle aree di conflitto.
Trump ha più volte paragonato la sua ambizione a Barack Obama, vincitore del Nobel nel 2009 per i suoi sforzi diplomatici. Per l’ex presidente, ottenere il premio rappresenterebbe un riconoscimento internazionale e una leva simbolica, rafforzando il suo profilo politico in vista delle prossime elezioni statunitensi.
Mentre Trump si prepara a un viaggio in Medio Oriente per “celebrare” l’accordo, l’attenzione si sposta su Oslo. Anche se il comitato dovesse premiare un protagonista dell’intesa Israele-Hamas, il nome scelto potrebbe non essere il suo. Al momento, il Nobel rimane più un obiettivo strategico e mediatico che una concreta probabilità.
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