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Fenomeni astronomici
07 Novembre 2025 - 12:00
Negli ultimi giorni il Sole sta attraversando una fase di intensa attività magnetica. Protagonista di questo nuovo fermento è la macchia solare denominata AR 4274, una regione estremamente instabile che sta emettendo numerosi brillamenti e potenti getti di vento solare. La sua posizione, ormai prossima al centro del disco solare, la pone in linea diretta con la Terra, aumentando la probabilità di impatti geomagnetici rilevanti e, di conseguenza, di spettacoli luminosi nei cieli italiani.
Secondo le immagini catturate dalla sonda Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA, oggi – venerdì 7 novembre – AR 4274 si trova ancora nella parte superiore sinistra del Sole, ma nei prossimi giorni sarà perfettamente allineata con il nostro pianeta. Le precedenti espulsioni di massa coronale (CME) legate a questa macchia hanno già sfiorato la magnetosfera terrestre; i nuovi brillamenti, però, potrebbero colpire più direttamente, generando tempeste geomagnetiche di livello G4 o persino G5, le più violente nella scala NOAA. Questi fenomeni possono disturbare le comunicazioni radio, compromettere i satelliti e causare blackout elettrici, ma anche creare le magnifiche aurore polari, visibili a latitudini insolitamente basse.
La particolarità di AR 4274 ha attirato l’attenzione degli esperti di meteorologia spaziale. Il fisico Tony Phillips, fondatore del portale Spaceweather.com, ha spiegato che questa regione presenta un campo magnetico orientato in modo anomalo, al punto da contraddire la cosiddetta legge di Hale, che regola la disposizione dei poli magnetici nelle macchie solari. Normalmente, i poli negativi si trovano a sinistra e quelli positivi a destra; nel caso di AR 4274, invece, sono disposti verticalmente, con il polo positivo in alto e quello negativo in basso, una rotazione di circa 90 gradi rispetto alla norma.
Questa configurazione “fuori legge” rende la macchia estremamente tesa e instabile. I campi magnetici cercano di riequilibrarsi rilasciando enormi quantità di energia sotto forma di brillamenti solari, le esplosioni più potenti dell’intero Sistema solare. La NASA ricorda che le eruzioni più intense possono sprigionare un’energia paragonabile a quella di un miliardo di bombe all’idrogeno.
Quando un brillamento genera una CME, enormi quantità di plasma e campi magnetici vengono espulse nello spazio a velocità che possono superare i 2.000 chilometri al secondo. Se queste particelle cariche raggiungono la Terra, interagiscono con la magnetosfera, deformandola e dando origine alle tempeste geomagnetiche. La loro intensità dipende dalla velocità e dalla densità del vento solare: nei giorni scorsi si sono registrati eventi da G1 a G3, ma la posizione sempre più centrale di AR 4274 potrebbe intensificare la situazione.
Le particelle che penetrano nell’alta atmosfera eccitano gli atomi di ossigeno e azoto, producendo le tipiche luci colorate dell’aurora boreale. Più la tempesta è intensa, più a sud può essere osservato il fenomeno: ecco perché gli esperti non escludono che nelle prossime notti anche l’Italia possa tornare a vedere questo spettacolo naturale, come già avvenuto nel 2024 e nei primi giorni del 2025.
Lo Space Weather Prediction Center della NOAA stima attualmente un’80% di probabilità di brillamenti di classe M e un 35% di classe X, i più potenti. Gli osservatori solari di NASA e NOAA stanno monitorando costantemente la regione attiva per valutare i rischi e prevedere eventuali impatti diretti.
Se AR 4274 dovesse produrre un’esplosione particolarmente violenta, potremmo assistere a un evento di portata storica, simile a quello di Carrington del 1859, quando una tempesta geomagnetica colossale provocò incendi alle linee telegrafiche e aurore visibili fino ai tropici.
Per ora, tuttavia, la speranza è che la natura ci regali solo la parte più affascinante di questo fenomeno: un cielo illuminato da scie di luce danzanti, simbolo della straordinaria energia del Sole e della fragile bellezza del nostro pianeta immerso nel suo campo magnetico.
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