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11 Novembre 2025 - 14:30
In Italia l’impiego di psicofarmaci tra bambini e adolescenti è cresciuto in modo significativo nell’ultimo decennio. Lo rivela il Rapporto OsMed 2024 dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), presentato a Roma.
Nel 2016 solo lo 0,26% dei minori assumeva farmaci per disturbi psichiatrici, mentre nel 2024 la percentuale è salita allo 0,57%, pari a un ragazzo ogni 175. Anche il numero di confezioni distribuite è aumentato: da 20,6 a 59,3 ogni 1.000 minori.
Le categorie più utilizzate restano antipsicotici, antidepressivi e farmaci per l’ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività).
Le prescrizioni crescono con l’età, raggiungendo il picco tra i 12 e i 17 anni, con 129 confezioni ogni 1.000 ragazzi e una prevalenza dell’1,17%.
Secondo Aifa, il fenomeno segue un trend globale: in molti Paesi, dopo la pandemia di Covid-19, si è registrato un aumento delle diagnosi e dei trattamenti legati alla salute mentale giovanile.
Nonostante l’aumento, l’Italia continua a presentare un tasso d’uso di psicofarmaci più basso rispetto ad altri Stati.
Nel 2024, le prescrizioni tra i minori italiani si fermano allo 0,57%, contro l’1,61% della Francia e punte tra il 24% e il 26% negli Stati Uniti.
Aifa sottolinea che parte dell’aumento nazionale è collegata alle conseguenze psicologiche della pandemia e al maggiore riconoscimento dei disturbi mentali in età evolutiva.
Il Rapporto OsMed evidenzia anche che oltre la metà dei bambini e adolescenti italiani – circa 4,6 milioni di giovani – ha ricevuto almeno una prescrizione medica nel 2024.
I maschi risultano leggermente più esposti delle femmine (51,9% contro 49,9%).
I farmaci più diffusi restano gli anti-infettivi per uso sistemico, seguiti da quelli per l’apparato respiratorio e dai preparati ormonali sistemici (escluse insuline e ormoni sessuali).
Nel 2024 la spesa complessiva per i farmaci in Italia ha raggiunto i 37,2 miliardi di euro, con un incremento del 2,8% rispetto al 2023.
L’aumento non dipende da un maggior consumo, ma dal costo più elevato delle terapie innovative rimborsate dal Servizio sanitario nazionale (SSN).
Di questi, 26,8 miliardi di euro sono a carico dello Stato (+7,7%), mentre la quota a carico dei cittadini si è ridotta a 10,2 miliardi (-4,6%).
La parte più consistente della spesa pubblica riguarda i farmaci acquistati direttamente dalle strutture sanitarie pubbliche, pari a 17,8 miliardi di euro, in aumento del 10% rispetto al 2023.
La spesa territoriale, cioè quella relativa ai medicinali distribuiti in farmacia, si attesta invece a 13,7 miliardi, con un incremento del 5,1%.
Il consumo complessivo di farmaci è rimasto stabile: 1.895 dosi ogni 1.000 abitanti al giorno nel 2024.
I più utilizzati sono i farmaci per il sistema cardiovascolare, mentre la spesa più alta riguarda i farmaci antitumorali, che assorbono 8,2 miliardi di euro.
Crescono inoltre le terapie avanzate (12 rimborsate nel 2024), i farmaci orfani per le malattie rare (8,3% della spesa pubblica) e i farmaci innovativi introdotti tra il 2022 e il 2024 (46 nuovi prodotti).
Il presidente dell’Aifa, Robert Nisticò, ha commentato così i risultati del rapporto:
“Vediamo segnali positivi, come l’aumento delle terapie innovative e dei farmaci per le malattie rare rimborsati dal SSN, insieme ai risparmi generati grazie ai farmaci equivalenti.
Ma resta ancora molto da fare: è necessario continuare a promuovere l’uso dei generici, migliorare l’aderenza alle terapie e l’appropriatezza prescrittiva, per garantire cure efficaci e sostenibili a tutti i cittadini”.
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