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Shade commenta la bravata di De Pandis: influencer finge disabilità per saltare la coda al parco divertimenti

Il rapper torinese reagisce con un freestyle sui social: una critica al ruolo degli influencer e sulla sensibilità verso il tema della disabilità

Shade commenta la bravata di De Pandis: influencer finge disabilità per saltare la coda al parco divertimenti

Il caso dell'influencer Camilla De Pandis sta facendo parlare molto, anche se con qualche giorno di ritardo. Sono spuntati sui social migliaia di post relativi a un video pubblicato dalla creator il 29 ottobre. De Pandis, molto seguita tra i giovanissimi, conta 1,6 milioni di follower su TikTok, oltre 700.000 su Instagram e quasi 170.000 iscritti su YouTube.

Nel video in questione, lei e alcuni amici mostrano un metodo per evitare le lunghe file agli Universal Studios di Orlando, in Florida: spiegano di aver creato falsi certificati di disabilità per ottenere l’Attractions Assistance Pass, noto anche come Disability Pass, che permette di accedere alle attrazioni del parco senza fare la fila.

Secondo i dati del portale Queue Times, solo nel 2023 il parco ha registrato quasi 10 milioni di visitatori, con file spesso molto lunghe. Il Disability Pass è pensato per chi ha una disabilità fisica o cognitiva e può essere utilizzato dalla persona certificata e fino a cinque accompagnatori. De Pandis e i suoi amici erano in 12 e affermano di averne ottenuti due. Il video ha rapidamente attirato l’attenzione di altri creator e dei media.

L’analisi legale

Secondo esperti legali, falsificare un certificato privato, come nel caso del Disability Pass, non costituisce di per sé un reato penale, ma un illecito civile. In linea teorica, se il danno fosse accertato, si potrebbero attivare azioni civili. Diversa è la situazione con i certificati pubblici, come quelli per parcheggi dedicati a disabili, che comporterebbero invece conseguenze penali.

Per quanto riguarda eventuali provvedimenti del parco, seppur sia improbabile che Universal Studios decida di fare causa, potrebbero essere adottati provvedimenti come il divieto d’accesso ai protagonisti o il blocco dell’utilizzo dei pass.

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Il freestyle di Shade

Ci ha pensato il rapper torinese Shade ad accendere l’attenzione sul caso, commentando la vicenda con un freestyle pubblicato sui social in cui ha espresso il suo punto di vista. Il rapper ha criticato la scelta di condividere la bravata online, sottolineando come chi ha grande visibilità sui social abbia anche la responsabilità di dare messaggi positivi alla propria community, piuttosto che vantarsi di comportamenti illeciti.

Shade ha poi raccontato nelle sue storie Instagram un episodio personale: a 19 anni, ha lavorato come educatore a fianco di persone con disabilità. In particolare, si è preso cura di un uomo di 47 anni con ritardo mentale, esperienza che – ha spiegato – gli ha insegnato molto su cosa significhi avere cura e rispetto per chi vive certe difficoltà: «Mi ha insegnato che ci si può dire “ti voglio bene” anche senza parole, e come prendersi cura di una persona con certi problemi».

Il rapper ha così aggiunto una riflessione più ampia: non si tratta di non sbagliare mai, ma di come si reagisce agli errori. Ha criticato chi, spinto dal successo sui social, si sente autorizzato a fare qualsiasi cosa, ricordando che il rispetto nel mondo reale non si misura con i numeri o i follower, ma con i valori e i comportamenti.

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